
Tratto da La Freddezza Music MAGAZINE n.2
Interessante intervista ad uno dei protagonisti di #LFMConsiglia, Mike Orange, classificatosi al terzo posto nelle votazioni, da parte degli utenti, dell’artista del mese di Febbraio, con il pezzo Parigi Berlino Ritorno.
Mike Orange, parlaci un po’ di te. Come ti definiresti? Dove ti collochi nel panorama musicale italiano?
Ciao a tutti gli amici de La Freddezza Music Magazine, innanzitutto.
Mi definirei un cantautore, da sempre appassionato di musica e soprattutto di rock. Nel panorama musicale italiano mi collocherei in quella cosa che tutti definiscono indie, ma che secondo me è un nuovo modo di fare pop, un po’ rinnovato nelle forme e nel linguaggio. Ma principalmente mi sento un cantautore, ho tante cose da dire.
Cos’è la musica per te?
La musica è una parte molto importante della mia vita. Con tanti amici musicisti ci siamo sempre detti che la musica ci ha salvato la vita, nel senso più vero del termine. Ci ha elevato culturalmente da una vita di provincia, magari presi da un lavoro noioso e persi nel sogno della famiglia del Mulino Bianco. La musica mi ha fatto capire che i difetti e i limiti ti definiscono e sono fatti per essere superati.
Come e quando hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato da piccolo, quando mia mamma mi ha iscritto in un coro, rassegnata ad un figlio che evitava ogni sport. Avevo 7 anni. In quell’occasione il maestro ha detto a mia mamma che avevo un talento da sviluppare e ho cominciato le mie prime lezioni di chitarra. Poi alle medie ho suonato il clarinetto, e a 17 anni la prima band. Ci divertivamo tanto, e siamo ancora molto amici. Un’esperienza passionale, vera, che mi ha molto formato.
Quali sono state le esperienze passate che ti hanno maggiormente formato?
Come vi dicevo prima, la prima band punk rock mi ha fatto scoprire un genere, le band, i primi concerti, un sacco di figate. Grazie al Subgruppo Devasto abbiamo anche aperto la nostra prima etichetta, la Samoan Records, in stile rigorosamente DIY, che gestivamo insieme ad altre band di amici che condividevano la passione per il punk rock. In realtà era un modo per metterci insieme e fare massa. Ci siamo riusciti. Poi ho cominciato a suonare con i SOCS, sempre di genere punk-rock, velocissimi e furiosissimi. Bello perché ci chiamavano il giovedì per suonare e andavamo il sabato. Esistiamo ancora e stiamo facendo tanti giri in Italia (a ottobre dell’anno scorso siamo andati a fare un minitour in Sardegna, per dire). Questo è il progetto che mi ha permesso di conoscere davvero tanta gente. Tutti appassionati. Soldi pochi, ma tanto cuore