Foto di Pier Paolo Potenza
Intervista al protagonista dell’episodio 548 di #LFMConsiglia, del 6 marzo 2024, in cui ci ha raccontato “TILT”, il suo terzo album.
Giuseppe Bartolini è un artista calabrese di Trebisacce, classe 1995.
Si avvicina alla musica sin da piccolo, iniziando a suonare la chitarra a dieci anni.
Dopo una pausa di qualche anno dalla musica, finite le scuole superiori si trasferisce a Roma, dove comincia a scrivere le sue canzoni, prima in inglese e poi in italiano.
Nel 2016, poi, si trasferisce a Manchester, in Inghilterra, dove viene travolto dalla ricchezza della scena musicale della città e inizia a esibirsi in vari open mic, suonando le sue canzoni in italiano. Torna dunque in Italia ed entra nel collettivo Talenti Digital con cui pubblica le prime canzoni e organizza varie serate a Roma e in giro per lo Stivale.
Tra nuova musica (con alcuni dei suoi brani inseriti nella colonna sonora della serie Netflix “Summertime”) live in giro per l’Italia (anche in apertura di artisti del calibro di Calcutta) ed altre importanti esperienze, il suo percorso artistico procede spedito, sino ad inaugurare il 2024, con l’uscita di “Cimitero“, primo singolo di anticipazione del terzo album.
Disponibile, infatti, da venerdì 12 aprile, “TILT” (Carosello Records) è il suo nuovo progetto discografico, un disco che si confronta con la vita adulta, gli affetti, le perdite, i cambiamenti e il senso di disorientamento che ne consegue, e segna la crescita personale e artistica di uno dei rappresentanti del nuovo cantautorato indie/rock che venerdì 24 maggio tornerà a esibirsi al festival MI AMI per la sua terza partecipazione solista.
Le 12 tracce di “TILT” sono state scritte dall’artista in stretta collaborazione con amici e collaboratori di fiducia come Fabio Grande e Goldenyears, produttori di tutto l’album – ad esclusione di “Chicco” e dell’interludio “Internet” – assieme allo stesso Bartolini, Davide Rossi Doria, direttore artistico del progetto, e i colleghi Lil Kvneki e Tripolare rispettivamente presenti nei brani “Bugia” e “Chicco”.
Proprio in occasione di questa nuova uscita, l’abbiamo contattato per porgli qualche domanda.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Partiamo subito da “TILT“, il tuo terzo album. Cosa rappresenta, per te questo progetto?
Per me “TILT” rappresenta la chiusura di un capitolo importantissimo: due anni di vita molto intensi, pieni di ansie, dubbi e paura del futuro.
Questo disco è stato fondamentale, sono finalmente riuscito a parlare in maniera più diretta ed esplicita della mia quotidianità, passando tanto tempo da solo a lavorare sulla produzione delle canzoni, cosa che avevo già sperimentato ma mai con questa intensità.
Lo scorso anno ho viaggiato molto ed ho avuto la fortuna di suonare tanto ed anche lavorare come musicista su un progetto non direttamente mio, quello di Lil Kvneki. Tutto questo mi ha fatto crescere e mi ha liberato da molte ansie oltre ad essere riuscito a fare ordine nel caos dell’anno passato.
A livello musicale ho cercato di far coesistere tutte le mie influenze: da Mac Miller a Dominic Fike, passando per Outkast, Red Hot Chili Peppers e Mac Demarco.
Ci racconti la scelta del titolo?
Ho avuto diverse indecisioni sul titolo.
Inizialmente doveva essere “DELIVERY” ma non mi ha mai veramente convinto.
Ad un certo punto abbiamo pensato a “BURNOUT”, che mi ricorda un gioco della ps2, ma mi sembrava, in generale, poco accessibile.
Infine è stato “TILT“, manifesto di esaurimento e ansia che tanto hanno contraddistinto l’anno appena passato.
“TILT” starebbe poi per “This Is the Last Time”, un riferimento diretto al brano “Ultima Volta”.
Oltre a questi aneddoti mi piace anche parecchio come suona.
Tra i brani presenti in tracklist, quindi, quale indicheresti come “brano manifesto”?
Per me sono tutte canzoni gemelle che camminano insieme accomunate dalla stessa matrice. Se dovessi scegliere un manifesto penso ad “Ultima Volta” perché credo sia davvero il pezzo più intimo del disco, oltre ad essere una narrazione di un momento specifico della mia vita.
È il brano attraverso cui mi sono liberato di qualche peso.
Quale, invece, la frase più rappresentativa dell’intero album?
Ci sono tantissime frasi a cui sono affezionato, ma se dovessi sceglierne una in particolare per questa task direi “qui non c’è nessuno che mi può salvare ormai” contenuta nel brano “Smettila”, intro del disco.
In questa fase molto delicata della mia vita ho avuto un reality check con la vita adulta ed ho realizzato che molte delle mie figure di riferimento non ci sono più ed insieme a queste anche la spensieratezza e la leggerezza di un tempo.
Cosa aggiungono a questo progetto le due collaborazioni di Lil Kvneki e Tripolare?
Sono due amici e artisti che stimo molto e con cui è sempre un piacere collaborare, quindi averli in questo disco per me è un plus importante.
È stato bellissimo scrivere “Chicco” insieme a Tripolare, questa è la nostra seconda collaborazione e c’è sempre una grande vibe insieme.
Alessio (Lil Kvneki) è uno dei miei migliori amici, abbiamo vissuto insieme questi due anni a partire dal suo progetto solista di cui ho avuto l’onore di far parte sia come collaboratore che come musicista dal vivo, fino ad arrivare a “Bugia”.
Mi è stato molto vicino in questo processo creativo e mi ha aiutato tanto a non mollare nei momenti più difficili.
“TILT” arriva a distanza di 2 anni dal precedente album “Bart Forever”; da allora, cosa è cambiato e cosa, invece, è rimasto invariato in Bartolini e la sua musica?
Sono cambiate tantissime cose da “Forever.”
Il secondo disco, si sa, è sempre il più complicato e spinoso.
Venivo dal trauma di “Penisola”, uscito nel 2020 durante il primo lockdown, ed a causa di tante battute d’arresto avevo un po’ perso la voglia di fare musica.
È stato un disco difficile, anche da spiegare al pubblico che mi aveva seguito fino a quel momento, poiché rappresentava quasi del tutto un cambio di rotta rispetto al passato, sia a livello estetico sia a livello sonoro.
Lavorare a questo disco invece è stato liberatorio.
Ho avuto grande bisogno di sperimentare, di stravolgere i testi, di prendermi più tempo, insomma, di vivere.
Ho cercato di metterci tutto, in questo disco.
Lavorare con Pietro Paroletti (Golden Years) e Fabio Grande mi ha aiutato ed ispirato a dare il massimo e sono cresciuto tanto con loro.
Guardando ancora più indietro, quale tappa del tuo percorso artistico reputi essere, ad oggi, la più importante per la tua crescita?
Sicuramente l’esperienza in Inghilterra.
Ho vissuto per un anno a Manchester ed ho avuto la fortuna di imparare conoscermi e di sperimentare per davvero la solitudine.
Ho incontrato delle persone fantastiche con cui ho condiviso quest’esperienza ed ho iniziato a suonare dal vivo nei pub, accumulando esperienze su esperienze.
Ho capito che questa cosa poteva essere più di un semplice hobby e sono stato travolto poi da tantissimi concerti ed eventi di artisti che non avevo potuto mai ascoltare prima di allora.
Pensando al futuro, invece, quali sono i progetti e gli obiettivi che ti sei prefissato?
Spero di suonare il più possibile in giro e mi piacerebbe continuare a pubblicare nuova musica presto.
Vorrei sperimentare, non fermarmi e portare avanti anche progetti anche diversi da questo, a livello musicale. Mi piacerebbe, inoltre, poter lavorare come autore per altrə.
Poco fa abbiamo parlato dei feat. presenti in “TILT“; a tal proposito, con quali altri artisti ti piacerebbe collaborare?
Sarebbe un vero sogno per me poter collaborare con The Drums, progetto che mi ha da sempre ispirato per il progetto Bartolini e di cui sono da sempre un grandissimo fan.
Molto difficile perché il bro sta dall’altra parte del mondo, ma mai dire mai.
Prima di salutarci, che augurio ti fai per il futuro?
Non smettere mai di essere curioso, non perdere entusiasmo e non farmi mangiare dall’ansia come sono solito fare.
Mi auguro, a tal proposito, di poter viaggiare di più rispetto a questi ultimi 4 anni in cui mi sono chiuso troppo a Roma e, in generale, in Italia.
Profilo Spotify dell’artista.




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