Intervista ad uno dei principali protagonisti dell’edizione appena conclusa di Sanremo Giovani.
Filippo Bosnia, in arte Bosnia, è un producer, rapper e cantante napoletano classe 1998.
Si avvicina alla musica sin dall’età di otto anni, componendo i suoi primi versi nel 2006, quando, ispirato dal movimento Hip Hop che stava prendendo piede in Italia proprio in quegli anni, scrive il suo primo testo, che registra e arrangia autonomamente.
I suoi primi singoli, pubblicati con Aurora Dischi e Universal Music Italia, sono stati inseriti nelle principali playlist editoriali di Spotify e delle altre piattaforme di streaming.
Importante tappa del suo percorso si consuma nell’autunno 2024, con la partecipazione a Sanremo Giovani. Ottimo il riscontro ottenuto da lui ed il suo brano “VENGO DAL SUD“, per un’esperienza che l’ha portato a superare le selezioni preliminari, fino ad arrivare tra i 12 semifinalisti.
Di Sanremo, del suo brano, e di molto altro, ne abbiamo parlato direttamente con lui, in questa interessante intervista.
Senza dilungarci oltre, vi lasciamo direttamente alle sue parole.
Partiamo dalla tappa più recente del tuo percorso, la tua partecipazione a Sanremo Giovani. Come hai vissuto questa esperienza?
L’esperienza di Sanremo Giovani credo sia stata una delle esperienze più assurde della mia vita. Vorrei dire di averla vissuta bene, ed in parte è stato così. Però c’è da dire che sono una persona estremamente emotiva e mi sono sentito su un po’ come la protagonista di Inside Out, dove la commistione di sensazioni mi ha provocato dei forti sbalzi d’umore oltre allo stress che ho accumulato tra il lavoro, la vita privata e la preparazione per l’esibizione. Sicuramente ho capito il perché è importante fare tanta gavetta prima di salire su palchi del genere, quando non si è pronti soprattutto come persone (prima che come artisti) si rischia il burnout. Io fortunatamente sono riuscito a cavarmela grazie anche alle persone che mi sono state vicino e in fin dei conti ho collezionato tantissimi momenti fondamentali per la mia crescita, che credo porterò con me per sempre.
Cosa di bello, dunque, ti sei portato dietro?
Il bello che sono riuscito a trarre da tutto questo è in primis la fiducia nel mio lavoro, sia come autore che come produttore, ma anche come performer. Mi sono dato delle conferme che forse avevo bisogno si palesassero e questo è stato sicuramente un grande punto d’inizio dal quale prendere spunto per il futuro. Personalmente, poi, mi sono sentito, malgrado tutto, all’altezza della situazione; mi spiego. Soffrendo un po’ della sindrome dell’impostore, era come se fossi totalmente fuori luogo in quel roster di artisti bravissimi e preparatissimi, però questo mi ha dato la carica per impegnarmi tanto e ritrovare una costanza e una dedizione che forse in passato avevo lasciato un po’ andare. Ringrazio questo percorso perché mi ha riportato ad una dimensione produttiva, sia dal punto di vista artistico che personale.
Qual è stato, invece, il momento più emozionante?
Vedere il video di presentazione alla prima esibizione. È stato come avere un flashback di tutto il mio percorso, ed è stato particolarmente bello perché è come assistere alla propria crescita non come attore principale ma come spettatore.
Parliamo del tuo brano, “VENGO DAL SUD“.
“VENGO DAL SUD“ è un brano che nella sua leggerezza nasconde le insidie di chi, lasciando la propria terra ( sia per necessità che per volontà) si ritrova a dover fare i conti con una nuova realtà, spesso non migliore rispetto a quella di partenza. Ed è proprio quando le cose si fanno complicate che il morso del ragno (la nostalgia) prende il sopravvento, facendo mettere in discussione tutto il proprio percorso, trovando fiducia però nell’arte dell’arrangiarsi e del cavarsela da soli. Dal punto di vista compositivo, ho voluto richiamare i ritmi nati proprio grazie al morso del ragno, tipici della musica tradizionale del meridione, come la tarantella e la tammurriata, cercando di spaziare tra il pop, l’elettronica e delle strofe con metriche più serrate riconducibili un po’ al rap, genere al quale sono stato tanto affezionato in passato e che ancora oggi, in un modo o nell’altro, emerge nelle mie produzioni. In linea di massima ho immaginato la canzone stessa come un viaggio, alternando momenti concitati a interventi distensivi.
Ti aspettavi l’ottimo riscontro di cui questo brano ha goduto sin dalla tua prima esibizione?
A dire il vero non avevo tante aspettative, sapere che il brano è stato apprezzato mi ha fatto capire che tutto il duro lavoro è stato in qualche modo ripagato.
A quale altro tuo brano, pubblicato in passato, sei particolarmente legato?
Il brano al quale sono più affezionato è “Marta Vive“, canzone scritta per la mia tesi di laurea della quale ho realizzato anche il videoclip in autonomia. La reputo importante perché ha segnato punto di svolta per il mio modo di fare musica, sia dal punto di vista della produzione che quello della scrittura. È stato uno dei primi brani ai quali mi sono approcciato in maniera totalmente creativa, senza limiti di genere. Poi è stato anche il brano con il quale alcune realtà dell’industria mi hanno incominciato a tenere in considerazione, oltre al fatto che mi riporta personalmente ad un periodo della mia vita a cui tengo molto.
Parlando del tuo approccio alla scrittura, come nascono i tuoi brani?
Purtroppo non ho un approccio ben definito. A volte capita che ho l’ispirazione mentre sto camminando o magari mentre sono a lavoro, quindi prendo il telefono e mi registro le idee, rielaborandole in un secondo momento. Altre volte invece, quando mi sento particolarmente ispirato, vado in studio ed inizio a giocare con gli strumenti e se viene fuori qualcosa che mi piace particolarmente, la finalizzo.
Più in generale, come descriveresti la tua musica?
La definirei, per utilizzare un termine attuale, “gender fluid”. Non ho mai amato le etichette perché le trovo limitanti soprattutto per chi produce arte. La possibilità di poter creare senza vincoli mi da la tranquillità di non dover rispettare nessuna aspettativa, concedendomi il lusso di potermi divertire senza nessun obbligo stilistico.
Prossimi passi? A cosa stai lavorando?
Sto lavorando a tantissimi nuovi brani, per questo sono un po’ assente dal mondo dei social. Quando entro nella dimensione creativa mi eclisso totalmente, un po’ perché la musica mi assorbe, è la mia fonte di dopamina, e un po’ perché non amo rendere manifesta la mia vita come se fosse un diario digitale, faccio le canzoni proprio per questo, per raccontarmi. Quindi tenetevi pronti e pronte perché ho tante storie da farvi ascoltare.
Prima di salutarci, una domanda che ci piace porre a tutti gli artisti che intervistiamo; feat dei sogni?
Sono molto fan di Tullio De Piscopo, quindi a mani basse direi lui.
Grazie, è stato un piacere. In bocca al lupo per tutto e alla prossima.
Grazie a voi e tutte le lettrici e a tutti lettori, ci sentiamo presto, anzi, prestissimo!
Profilo Spotify dell’artista.
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