Intervista – I Legno raccontano “Piccola Abitante di Saturno”

Intervista ai Legno in cui, il duo toscano, ci ha raccontato Piccola Abitante di Saturno”, il nuovo album.

Tra le realtà più interessanti e riconoscibili dell’attuale scena indie-pop italiana, i Legno si sono affermati, sin dai primi brani pubblicati, per estetica, coerenza e capacità di trasformare emozioni quotidiane in canzoni che restano in testa (e nel cuore).
Il duo toscano ha saputo imporsi con un’immagine misteriosa ed una narrazione coerente e coinvolgente, fatta di titoli evocativi, riferimenti generazionali e atmosfere che oscillano tra malinconia urbana e ironia disillusa.

Ultima espressione del loro inimitabile universo sonoro ed artistico,Piccola Abitante di Saturno” (etichetta Apollo Records, distribuzione Ada Music Italy) il loro nuovo album.
Disponibile dal 25 aprile 2025, l’album si muove tra riflessioni sulla solitudine, le contraddizioni, la speranza e il dolore che caratterizzano le esperienze sentimentali moderne.

I testi di Piccola Abitante di Saturno”  sono di Legno Triste, Legno Felice, Simone Guzzino e Leo Pari, prodotto da Davide Gobello. I Legno, inoltre, sono stati affiancati da Donald Renda alla batteria, Marco Dirani al basso e Davide Gobello alle chitarre. Il mix è a cura di Davide Catani e il mastering è di Diego Calvetti.

Per conoscere ancora meglio questo progetto, abbiamo avuto il grandissimo piacere di poter scambiare qualche battuta con il duo, che ci ha raccontato ancora di più della sua nautra e dei brani che vanno a comporlo.

Ciao ragazzi. Innanzitutto grazie di cuore per averci concesso questa intervista, è davvero un onore.
Partiamo subito con il viaggio alla scoperta del vostro ultimo splendido lavoro e vogliamo farlo partendo dall’inizio (o dalla fine, dipende dai punti di vista): il titolo.
“Piccola Abitante di Saturno”, infatti, è un titolo molto evocativo: come nasce questa immagine e cosa rappresenta per voi?
La “Piccola Abitante di Saturno” in realtà non è una persona precisa, ma rappresenta ognuno di noi. È l’immagine di chi sente il bisogno di rifugiarsi nel proprio spazio sicuro, in quel nido intimo dove niente e nessuno può più fare del male.

Passando alla tracklist dell’album, c’è un brano che secondo voi incarna più degli altri i significati, le sensazioni, i messaggi, che hanno accompagnato la nascita, evoluzione e “conclusione” di questo progetto?
Sono tutte tracce che, in un modo o nell’altro, ci rappresentano. Questo disco è il risultato di un lavoro importante, che ripercorre momenti di vita vissuta. Per noi, ogni canzone ha un significato profondo e personale: ci rispecchia, ci racconta, e custodisce emozioni autentiche.

Per motivi tecnici, di stesura oppure di “investimento emotivo”, c’è un brano che è stato particolarmente “difficile da scrivere”?
Pensiamo, ad esempio, al brano “Canzone stupida” con Marco Masini. Quando Marco ha accettato di cantarlo insieme a noi, siamo stati travolti da un’emozione unica. Non è stato tanto difficile lavorarci, ma sicuramente abbiamo dedicato un’attenzione speciale per fare in modo che tutto fosse al posto giusto — dall’arrangiamento alle parole — e rendere il pezzo davvero significativo.

A livello temporale, invece, quali sono stati il primo e l’ultimo brano che avete “chiuso”?
Il primo brano che abbiamo chiuso è stato “Cupido”, mentre l’ultimo è stato “L’altra parte della luna”. Due canzoni molto diverse tra loro, che segnano l’inizio e la fine di questo percorso creativo, racchiudendo l’evoluzione del nostro lavoro e delle emozioni che abbiamo vissuto lungo il cammino.

C’è un momento particolare della lavorazione dell’album che ricordate con più emozione o che vi ha cambiato?
Quando abbiamo ricevuto il vinile, siamo stati travolti da un’emozione fortissima. È stato meraviglioso vedere il lavoro dell’artista Alessio Londi prendere vita: un’opera dentro l’opera. Le canzoni, raffigurate visivamente, sembravano prendere forma davanti ai nostri occhi, raccontandosi e raccontandoci. È un modo in cui il nostro lavoro si riflette, si completa e, in un certo senso, parla anche senza suonare.

Nel vostro modo di raccontare l’amore, le emozioni e le relazioni, quanto pesa il “mondo di oggi”, con le sue dinamiche e contraddizioni?
Il mondo di oggi è complesso, a tratti travagliato e pericoloso. Ma questo non significa che dobbiamo avere paura di viverlo — anzi, perché no, provare anche a cambiarlo. Siamo convinti che attraverso la scrittura e il racconto della vita quotidiana si possa fare molto. Ed è proprio questo che ci stimola ogni giorno: trasformare ciò che viviamo in musica, parole ed emozioni da condividere.

Come è nata la collaborazione con Gio Evan nel brano “Girotondo”?
Ci siamo conosciuti al suo Evaland e, da lì, ci siamo ritrovati diverse volte. È nata una bellissima amicizia. Durante il concerto del Primo Maggio abbiamo suonato Girotondo insieme, ed è stato un momento davvero speciale. Gio è una persona sensibile, autentica, e per noi è stato un onore poter collaborare con lui.

Ci avete anticipato qualcosa prima, ma vogliamo entrare più nello specifico. Com’è stato lavorare con Marco Masini per “Canzone stupida”?
Stiamo parlando di Marco Masini, una vera e propria leggenda della musica italiana. Siamo cresciuti ascoltando le sue canzoni, e per noi questa collaborazione rappresenta il traguardo più importante che abbiamo mai raggiunto. È un onore assoluto. Condividere una canzone con Marco è stato come vedere un sogno che finalmente si avvera.

Vi sentite parte della “Generazione Triste” di cui parlate nell’omonimo brano?
“Generazione Triste” è una riflessione sulla nostra generazione, quella che si trova nel mezzo tra le etichette delle altre generazioni, come i Millenials, la Generazione X e i Baby Boomers. Spesso ci sentiamo etichettati come parte di una “generazione triste”, colpita dalle difficoltà quotidiane: incertezze nel lavoro, difficoltà nei rapporti, insicurezze emotive. In un mondo dove il bisogno di condivisione sui social diventa una sorta di rifugio, siamo costretti a mostrare stati d’animo, a volte contrastanti, per non sentirci persi. Con “Generazione Triste”, abbiamo voluto raccontare questa realtà come una nuova stagione di una serie che ci rappresenta.

Pensate che oggi si sia perso qualcosa della magia dell’amore rispetto al passato, come raccontate in “Cupido”?
Oggi tutto sembra scorrere in modo veloce, quasi liquido. In questa corsa continua, spesso saltiamo passaggi importanti e ci dimentichiamo quanto valore possa avere un gesto semplice — come regalare un fiore, o vivere qualcosa di autentico. A volte, questi momenti valgono molto di più di un messaggio o di una foto condivisa sui social.

Prima di salutarci, se doveste scegliere un solo verso o una sola frase del disco per raccontare al meglio “Piccola abitante di Saturno”, quale sarebbe?
Ma poi quando mi guardi con i tuoi occhi grandi mi mostri l’altra parte della luna”.

Grazie ai Legno per la grande disponibilità.

Profilo Spotify del duo.

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