Intervista – Moretti racconta “nomi cose città”

Proseguiamo con “Cesare”, il brano con cui ti abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale.
Con “Cesare” ho preso in prestito l’ultima notte di Pavese per raccontare qualcosa di profondamente mio. È stato un escamotage narrativo per esasperare una condizione d’emarginazione sentimentale, un limbo che probabilmente è stato anche di Pavese ma che necessariamente ha avuto circostanze differenti, le quali io non avrei la presunzione di raccontare. In sintesi è una canzone che parla con Pavese più che di Pavese. La prima versione l’ho scritta molti anni fa, l’ho anche incisa. Poi me ne sono dimenticato fino a un paio di anni fa, quando per qualche motivo l’ho ripresa in mano e il ritornello mi è rimasto in testa per qualche giorno. Ho cambiato completamente la progressione armonica, riscritto le strofe, aggiunto lo special, ma mancava ancora qualcosa. Dopo qualche giorno, ho condiviso il dubbio con i miei discografici, Pierpaolo e Matteo. Dopo una settimana Matteo mi ha inviato il file con quello che mancava: l’outro. Un sax teso, disperato, ciclico. Esattamente quello che cercavo.

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