Intervista – Moretti racconta “nomi cose città”

È il turno di “Milano”.
“Milano” è la classica canzone che esce da sola quando sei seduto al piano. Avevo la melodia del ritornello in testa, la cantavo sotto la doccia, pensavo fosse qualcosa che avevo sentito in giro. Poi mi sono messo al piano ed è uscita da sé. Anche il testo è arrivato spontaneamente, liberando la sensazione d’oppressione che provavo durante una convivenza con una donna con cui non condividevo nulla se non il ricordo di un’infatuazione passata velocemente, una casa e due gatti. Lei, come Milano, la subivo passivamente, con lo stesso meccanismo tossico di meritocrazia sentimentale. Milano è una città che vivo da apolide, da emarginato volontario; non condivido nulla dei suoi valori. È un amore di resa.

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