Intervista – Jigamma racconta “margherite blu”

Foto di Alessia Ghiro

Intervista alla talentuosa artista livornese (protagonista dell’episodio 681 della nostra rubrica #LFMConsiglia del 5 maggio 2025), in occasione dell’uscita del suo EP d’esordio.

Ginevra Gammanossi, in arte Jigamma, è una cantante e musicista classe 2002, cresciuta a Livorno e di stanza a Bologna.
Fin da prima ancora di nascere, vive in mezzo alla musica grazie ai suoi genitori e si ritrova subito in mano diversi strumenti musicali: dal flauto traverso, al pianoforte per poi scoprire il suo amore per il sassofono.
Dopo anni di studio decide di abbandonare il jazz e lo studio musicale accademico per dedicarsi alla scrittura e al canto. Si trasferisce quindi a Bologna dove inizia a produrre i suoi brani.

Disponibile dal 6 giugno “margherite blu” (Dumba Dischi) è il suo EP d’esordio
Nei che nei cinque brani dell’EP ripercorre il viaggio di ricerca della propria infanzia, attraversando ricordi concreti, immagini oniriche e un dialogo incessante con la propria coscienza. Il sound spazia dall’elettronica all’R&B con influenze jazz e attitudine sperimentale emanando una forte sensibilità musicale oltre che umana.

CREDITI
Testi: Ginevra Gammanossi
Musica: Ginevra Gammanossi
Produzione: Davide Agnolin, Ginevra Gammanossi in “non so neanche dire ciao”, “primo amore”; Davide Agnolin, Ginevra Gammanossi in “quattro colpi”, “mattoncini/le colline”; Ginevra Gammanossi, Edoardo Vilella in “cartapesta”
Studio di registrazione: RifugioSonoro
Copertina: Ginevra Gammanossi
Foto: Alessia Ghiro

Per conoscere ancora più nel profondo questa nuova importante uscita, l’abbiamo contattata per porle qualche domanda.
Ecco cosa ci ha raccontato.

“margherite blu” è il tuo EP d’esordio. Cosa rappresenta, per te, questo progetto?
Rappresenta il culmine di un lavoro lunghissimo e molto faticoso, ma anche un punto d’inizio, iniziare a fare seriamente ciò che voglio fare nella vita, ciò per cui ho investito tempo, soldi e tanta pazienza.

Cosa ti ha spinto ad intraprendere questo viaggio e lavorare su questa dimensione del passato?
Ho lavorato per molto tempo su me stessa in terapia, ho cercato di dare un senso a ciò che stavo provando, cercando perché reprimessi così tanto la mia parte creativa, perché non volessi continuare a suonare, a fare musica o semplicemente ad essere curiosa nella vita. Ogni pezzo ha una parte di me da piccola, melodie che ho scritto a scuola, o mie voci registrate e custodite con cura. È un ritrovamento e per affacciarmi al futuro ho dovuto necessariamente guardare al passato.

Il primo brano si apre proprio con una tua registrazione da bambina: come sei arrivata a scegliere questo incipit così personale?
Il gioco stava appunto nel fare un featuring con la me bambina, in maniera tale da non essere più un’essenza sola, ma di potermi suddividere in due parti ben distinte in maniera tale da potermi parlare nel modo più sincero possibile.

Il tuo sound mescola elettronica, R&B, jazz e sperimentazione. Come hai costruito questa identità sonora così fluida e stratificata?
Ho sempre suonato o, meglio, ho sempre voluto suonare e prima di essere una musicista sono un’ascoltatrice accanita, mi piace un sacco ascoltare tutto e credo che appunto si senta. Ho amato tanto il jazz, ero una purista, ascoltavo in maniera molto stringente, forse troppo nerd, poi crescendo mi sono aperta ad altre tipologie di musica e questo credo che abbia influenzato più di tutto il sound dell’EP.

Hai lavorato alla produzione con Davide Agnolin ed Edoardo Vilella. Com’è stato condividere questo percorso creativo con loro?
È stato bellissimo proprio perché sono due persone totalmente diverse e ognuno ha messo qualcosa del suo all’interno. Edo è un matto e lavora da dio sui pianoforti e sulle idee produttive, Dadi invece è un perfezionista e sistema il caos che abbiamo prodotto io e Edo per poi dargli voce anche con sue scelte creative. Senza di loro “margherite blu” sarebbe stato spoglio da ogni vitalità e privato di tante emozioni.

Tra quelli presenti in tracklist, quale indicheresti come brano manifesto del progetto?
Nessuno, hanno tutti un’identità ben precisa e tutti aggiungono qualcosa al messaggio, è come un puzzle, se completi tutto ma manca un pezzo non puoi dire di averlo davvero completato.

Qual è, invece, la frase più significativa dell’intero EP?
Ce ne sono un po’, non saprei scegliere perché in un certo senso sono legata a tutti i testi in maniera indistinta, ma se proprio devo fare una scelta allora dico: “e la montagna delle notti insonni, i primi dodici giorni o anni di coraggio e l’acqua è ancora un miraggio, che ci appartiene”. Questa frase è contenuta in “primo amore” e ci tengo molto, rappresenta proprio il viaggio estenuante che ho fatto e che non ho ancora portato a termine, per questo credo che sia tra tutte una delle più significative.

Come è cambiato il tuo rapporto con la musica da quando hai iniziato a scrivere fino a oggi, con l’uscita del tuo primo EP?
Non so quanto sia cambiata, è altalenante ma è comunque, in un certo senso, costante. Sicuramente ho preso coscienza di tutte quelle cose che non fanno parte della musica ma che sono comunque indispensabili per un progetto; quindi, direi che ho costruito una bolla sopra a quell’idea, immutata, che ho della musica.

Guardando avanti: quali sono i tuoi prossimi passi? Hai già in mente nuovi progetti?
Ho in mente tante cose, sogno in grande. Ora voglio far vivere questo EP perché se lo merita e perché io/noi ce lo meritiamo. Ho già delle nuove tracce pronte, un po’ diverse ma comunque riconoscibili. Ma andrò con calma!

Prima di salutarci, qual è il tuo feat. dei sogni?
Mi piacerebbe fare qualcosa con Coca Puma, la ammiro molto, ha un sacco di stile e la sua voce è pazzesca, ad ora il mio sogno è questo, poi se devo sognare in maniera internazionale vi dico Alfa Mist.

Grazie, è stato un piacere. In bocca al lupo per tutto e alla prossima.
Piacere mio. Grazie per le domande, mi sono divertita. Un abbraccio.

Profilo Spotify dell’artista.