Intervista alla giovane artista classe ’98, protagonista dell’episodio 677 di #LFMConsiglia del 17 aprile 2025.
Veronica+, nasce in Südtirol a Bolzano nel ’98, la musica si aggirava per le radio della sua famiglia, ma nessuno prima di lei aveva mai pensato di studiarla. È una creativa, si esprime in tutti gli ambiti, ma quello del suono è quello che la sa ascoltare d+, sceglie di esprimersi con la forma canzone.
Studia, cambia città, va a Milano nasce un progetto artistico che chiama “ronnie”, firma con Believe, si laurea in pop(ular) music, incontra Jake La Furia, nasce Veronica+, firma con Sony, fa l’autrice per poi, successivamente, decidere tornare indipendente. È autrice e co-produttrice dei suoi brani insieme a Sventura (Francesco Savini).
Disponibile dal 20 giugno 2025, “SONO SOLO UNA” è il suo primo album in studio.
“SONO SOLO UNA” è un manifesto pop, contaminato dalla storia urban punk dell’artista.
Abbiamo approfittato di questa recente uscita, per contattarla e porle qualche domanda.
Senza dilungarci oltre, vi lasciamo direttamente alle sue parole.
Partiamo dal tuo nuovo album “SONO SOLO UNA”: da quale esigenza nasce questo progetto?
Questo progetto nasce dall’esigenza di raccogliere una serie di brani che mi hanno accompagnato negli ultimi due anni. Un “problema” che ho sempre riscontrato nei team di lavoro e nelle etichette, era che la mia musica era troppo “diversa”, cambia sempre qualcosa e che “in ogni brano sembri una persona diversa”.
Io li ho raccolti tutti e ne ho fatto la mia forza, il mio motore. Credo inoltre che questa esigenza di impacchettamento sia sopratutto un’esigenza di prodotto commerciabile. Io voglio essere un’artista libera di esprimersi.
Penso che gli sbalzi d’umore e la personalità camaleontica siano caratteristiche prevalentemente femminili e stringerci in una scatola, un confine, diventa un’operazione più difficile. Io mi riconosco in tutte le canzoni, alla fine sono sempre io e voglio essere in pace con tutti i miei colori, senza dover scegliere per forza il rosso. Non voglio un’etichetta in fronte. Voglio il mio nome.
A proposito di esigenze, nel disco affronti la difficoltà di essere donna in molti contesti. In che modo questa tematica ha influenzato il processo creativo?
Questa tematica ha inciso nel processo creativo solo quando lo voleva sabotare. Ovvero solo quando la rabbia era troppa. Vorrei che la mia arte divulgasse messaggi di amore, di coraggio, di libertà, quindi quando c’è un sentimento che è estremo ed è simile alla guerra, lo guardo, lo prendo e lo gestisco, non credo sia il caso di farne uno slogan o una canzone. Il mio processo creativo è libero dallo stato di “difficoltà di essere donna”, non è una condizione che considero quando sento che è arrivato il momento di scrivere una canzone.
“Griselda” è stato l’ultimo singolo ad anticiparne l’uscita. Ti va di raccontarcelo?
L’esperienza con l’amore è sempre stata un po’ tormentata, vandalica. Diciamo che sono sempre stata fedele all’amore, più che alle persone stesse. È un po’ brutto da dire, ma è la verità. Mi innamoravo degli esseri umani, per le loro caratteristiche, per la meraviglia che può contenere ognuno di noi, fedele alla fase di innamoramento, alla dopamina che era in grado di produrre. Poi come un incantesimo, svaniva tutto. “Griselda” è la mia metafora. Il testo recita “Li ho sposati tutti, poi li ho uccisi tutti”, “fedele solo alla droga”, quella droga è la dopamina di cui parlavo poco fa, “ma per fortuna la droga sei tu e nessun altro”. Dopo anni di combattimento contro l’idealizzazione del sentimento dell’amore, ho trovato la pace. “Griselda” è una metafora violenta attraverso la quale però si esprime un sentimento di pace e di raggiungimento del vero amore, del “principe azzurro” di questa storia.
All’interno del nostro portale, invece, ti abbiamo conosciuta con “Iside”. Ci parli anche di questo pezzo?
“Iside” è un brano speciale, rappresenta un cambiamento della mia vita e ci mette un punto. Accetta il rapporto con mia madre e non solo, riesce a valorizzarlo e a difenderlo. Iside madre dea creatrice, dea del lavoro. Lei è il mio riferimento. Il brano parla di una relazione violenta emotivamente e spiega a modo suo come una relazione amorosa e il conflitto familiare parlino la stessa lingua.
Restando sulla musica, l’album è ricco di influenze urban, punk ed elettroniche. Come avete lavorato tu e Sventura per arrivare a questo suono?
“SONO SOLO UNA” sì, ma è davvero difficile avere a che fare con tutte. Sventura è stata la mia guida e colui che è riuscito a mettere dell’ordine con il suo grande talento. I brani erano tanti, sparsi, con diversi produttori, influenze e molto dispersivi. La cosa che li accomunava ero solo io e nient’altro. Sventura li ha presi, li ha trattati con cura, abbiamo fatto un sacco di ricerca per trovare un collante che riuscisse a narrare la storia a dovere. Io gli ho permesso di sperimentare e di fare delle cose che lui chiama “matte” e di esprimersi attraverso il suo suono, lui mi ha permesso di vedere un progetto a 360 gradi e di amarlo con più maturità. È stato uno scambio molto interessante e profondo, sono molto felice di averlo incontrato, un ringraziamento speciale a Luca Pegorari che ci ha presentati.
E tra tutti i brani del disco qual è quello che secondo te rappresenta meglio l’identità del progetto?
Vedo questo disco come la fine di un periodo di studio e ricerca che ha messo particolarmente a fuoco l’identità del progetto. Ma non è la sua identità, sento che per raggiungere questa cosa ho bisogno di fare ancora tanta musica, diciamo che prima c’era un casino, con questo disco abbiamo ottenuto una sagoma sfocata, il prossimo passo sarà tracciare delle linee definite. Sicuramente “Fairy Tale” e “GRISELDA” sono i brani più identitari.
Più in generale, come descriveresti oggi il tuo stile musicale? Che ruolo ha avuto la sperimentazione nel tuo percorso?
Oggi il mio progetto è influenzato dalla musica urban e dal pop prevalentemente. Poi la ricerca del suono si sposta dal punk, all’elettronica e tante altre cose che ci piacciono. La sperimentazione ha creato un sacco di confusione, già eravamo in tante, figurati se dai un computer e un microfono ad ognuna di loro cosa pu succedere… quindi il ruolo che ha avuto la sperimentazione è stato lesionante per gran parte del tempo e solo adesso ne riesco a riconoscere il valore. Dopo tutti i tentativi solo adesso riesco a sentire un accenno di qualcosa che è solo mio, la ricetta segreta della nonna, che so solo io. Quindi alla fine dei conti sperimentare ha costruito una sorta di maturità del suono, conoscenza e consapevolezza. Tante volte per ho desiderato di svegliarmi e dire “sono rap”, “sono elettronica”, “sono indie”, “sono punk”, perché forse se avessi coltivato un’unica strada, imponendomela a priori, forse sarei arrivata al “mercato italiano” ? Boh. Io sono felice e continuo come un cavallo dritta per la mia strada.
A proposito di percorso, hai studiato, vissuto diverse città, incontrato artisti importanti. Quali sono le esperienze che ti hanno formata di più?
Magari altre città, sono sempre a farmi risucchiare da Milano…(ogni tanto vado a respirare a Bolzano). Ad ogni modo le esperienze che mi hanno formato profondamente in ordine temporale sono state, conoscere e collaborare con Pitto Stail e Axos prima della pandemia, studiare musica, conoscere Andrea Rodini e lavorare con Jake La Furia. Sono stati tutti dei grandi punti di riferimento per me e ne sono molto grata.
Venendo al presente, oggi ti occupi di molte fasi del tuo lavoro, dalla scrittura alla direzione artistica. Quanto è importante per te avere questo tipo di controllo creativo?
Non lo chiamerei controllo, non si tratta di quello. Ho iniziato a studiare tutte le fasi del lavoro perché avevo bisogno di conoscere il progetto, capire cosa comunicare e soprattutto portare un prodotto artistico valido e al massimo delle sue potenzialità.
Ovviamente questo non sarebbe possibile senza il supporto degli artisti che mi circondano, come Aniemaki che ha seguito con me la direzione artistica e il supporto creativo che ci ha dato Filippo Marselli. Non posso fare tutto da sola, sono solo una, ed è bello imparare dagli altri.
Guardando avanti, quali sono i tuoi prossimi obiettivi? Hai già in mente nuove uscite o date live?
Sicuramente ho ben chiare le prossime uscite perché sento che il suono si sta formando. Per quanto riguarda i live, mi piace molto suonare con la band in giro, ma diventa sempre un po’ complicato farsi da booking.
Chiudiamo con una domanda che ci piace porre a tutti i talenti emergenti che intervistiamo: feat dei sogni?
Per i miei sogni di adesso penso Doja Cat oppure FKA twigs.
Grazie per il tuo tempo. In bocca al lupo per tutto e alla prossima.
Grazie mille della possibilità, sono state delle bellissime domande, grazie per avermi dato questo spazio un abbraccio.
Profilo Spotify dell’artista.
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