Intervista all’artista romano, protagonista dell’episodio 724 della nostra rubrica #LFMConsiglia del 22 settembre 2025.
Aku Boy, nome d’arte di Francesco Chiarle, è un talentuoso artista romano.
Nella sua musica convivono due anime che si completano a vicenda: la sensibilità di Francesco e Aku, l’alter ego forte e determinato. È in questo dualismo che si costruisce la sua identità artistica, un percorso in continua evoluzione, dove ogni brano diventa tappa di una crescita personale e musicale.
Per Francesco, la musica non è solo un mezzo di espressione, ma una vera e propria necessità vitale. Scrivere, cantare, lavorare e vivere di questo rappresentano per lui la più autentica forma di realizzazione. Il suo approccio artistico è fatto di cicli: aprire e chiudere progetti, costruire un concept, creare un mondo attorno a ogni idea, lanciarla nel mondo e poi ripartire da capo.
Un processo che lo tiene vivo, che trasforma ogni fragilità in forza e ogni emozione in melodia. In equilibrio tra Francesco e Aku, tra vulnerabilità e potenza, la sua musica diventa specchio di un’anima in costante movimento.
“Solo con te” è il suo ultimo singolo, distribuito da Pirames International e disponibile dal 19 settembre 2025, brano con cui l’abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale.
L’idea del brano è stata influenzata anche dalla visione del documentario “I’m Tim” su Avicii, questo ha fornito la spinta emotiva per tradurre quella carica in musica personale e autentica.
Di questo brano, della sua musica, del suo percorso e di molto altro, ne abbiamo parlato direttamente con lui.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Partiamo da “Solo con Te”, il tuo ultimo singolo. Com’è nato questo brano e cosa rappresenta per te?
Questo brano è nato in modo molto spontaneo, in un giorno qualunque in studio. A dire la verità, per me è un pezzo importante perché è stato il primo che abbiamo deciso di far uscire. L’idea del brano è legata anche alla visione di un documentario e a un tema ben preciso, che ha influenzato il modo in cui lo abbiamo costruito.
Parliamo proprio di questo documentario, ossia “I’m Tim” su Avicii. Cosa ti ha colpito di più di quella storia e come si è trasformata in ispirazione concreta per la tua musica?
Sono cresciuto ascoltando anche artisti di quel tipo, quindi è sempre stata una delle mie contaminazioni musicali. Quando ascolti certi suoni per anni, inevitabilmente te li porti dentro, e a un certo punto finiscono per riaffiorare in quello che scrivi. Avevamo voglia di ricreare quell’energia, e anche se il pezzo è assolutamente autentico, credo che quell’influenza si percepisca.
Hai descritto la canzone come una forma di rivalsa sociale vista da chi è già riuscito a emergere.
Non essendo arrivato “sulla cima dell’iceberg”, non posso sapere davvero cosa si provi da quella prospettiva. Però, da quello che si legge o si sente dire, spesso chi ci arriva tende a perdere un po’ la bussola, a sentirsi onnipotente.
Credo fermamente per i miei valori che una cosa del genere non possa accadere
Guardando indietro, qual è stato il momento che ti ha fatto capire di voler dedicare davvero la tua vita alla musica?
Più che un momento preciso, direi che è una consapevolezza che continuo ad avere ogni giorno. Fare musica è l’unica cosa che non mi pesa mai, anche dopo ore e ore in studio o giorni di lavoro consecutivi. Quando trovi qualcosa che ti fa percepire il tempo in modo diverso, che ti assorbe completamente, credo che valga la pena seguirla fino in fondo.
Quale tappa del tuo percorso, invece, reputi abbia avuto una particolare rilevanza per la tua crescita personale ed artistica?
Credo che un vero punto di svolta sia stato quando sono andato allo Studio Blu e ho conosciuto Marco lecci e Massimo calabrese, dove li ho presentato alcuni miei inediti. Lì hanno deciso di credere in me, e quello è stato un momento fondamentale: mi ha fatto capire che forse davvero potevo costruire qualcosa di concreto con la mia musica.
Il tuo progetto artistico nasce dal dialogo tra due parti: Francesco e Aku. Come si incontrano e si completano queste due anime?
Questa è una domanda bellissima, alla quale però sanno rispondere solo la carta, la penna e l’inchiostro, quando sono immersi nella musica. Perché quando la musica non c’è, il dialogo tra Francesco e Aku semplicemente non esiste.
Nel momento in cui scrivo o suono, invece, le due parti si ritrovano e iniziano a parlarsi. È come se la musica fosse il luogo in cui possono finalmente capirsi.
Ami creare e chiudere progetti, dare vita a nuovi mondi sonori e concettuali. È un bisogno creativo o anche un modo per rinnovarti personalmente?
È entrambe le cose, ma soprattutto ho capito che è qualcosa che fa parte di me. La musica mi permette di esplorare, di essere libero e profondamente creativo — ma sempre in modo istintivo, immediato.
Non credo di essere fatto per i progetti troppo lunghi o strutturati: ho bisogno di creare nel momento, di lasciarmi trasportare. Quando sento quell’urgenza creativa, non posso fare altro che seguirla.
E dunque, progetti futuri? Stai già lavorando a nuovi brani o progetti?
Sì, stiamo già lavorando a tanti inediti e abbiamo diversi progetti in cantiere. Ci sono molte cose pronte, e spero davvero che possiate ascoltarle presto.
Quali sono, invece, i tuoi sogni?
Questa è una domanda a cui non è facile rispondere. Forse la risposta più sincera è: essere sereno, senza pretese. Tutto il resto viene dopo.
A proposito di sogni, con chi ti piacerebbe collaborare, se potessi scegliere chiunque?
Se potessi scegliere chiunque, direi XXXTentacion. È un artista che mi ha sempre colpito per la sua intensità e per come riusciva a trasmettere emozioni reali, senza filtri.
Prima di salutarci, fatti un augurio per il futuro.
Direi: testa sempre sulle spalle. È la cosa più importante, in qualsiasi percorso.
Grazie, è stato un piacere. In bocca al lupo per tutto e alla prossima.
Grazie a voi, è stato un piacere — e un in bocca al lupo anche per tutto quello che verrà.
Profilo Spotify dell’artista.
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