Intervista all’artista protagonista dell’epsiodio 733 della nostra rubrica #LFMConsiglia del 22 ottobre 2025.
Den, nome d’arte di Denise Giarrusso, è una cantautrice e producer italiana che si muove tra le sonorità dell’indie pop e dell’alternative rock. La sua scrittura è caratterizzata da un linguaggio diretto e intimo, capace di trasformare esperienze personali in racconti universali.
Negli anni ha pubblicato singoli come “Notti di maggio” e “Temporale”, collaborando anche con altri artisti della scena indipendente, tra cui Schianta nel brano “Duemiladue” e i Balordi in “Nuvole”. Queste esperienze hanno consolidato la sua cifra espressiva e la capacità di intrecciare sensibilità personale e ricerca sonora.
Disponibile da venerdì 17 ottobre, “Balla” è il suo nuovo singolo (distribuito da Garbo Dischi).
Musicalmente “Balla” si muove tra pop rock e dance contemporanea. Il beat pulsante e le linee di synth accompagnano questa immagine intima, trasformandola in un paesaggio sonoro in cui malinconia e vitalità convivono, proprio come accade nei ricordi che sanno ancora far muovere il corpo.
CREDITI
Scritto e composto da: Denise Giarrusso e Saf Cybe
Prodotto da: Saf Cybe
Distribuzione: GARBO Dischi
Di questo nuovo brano, e di tanto altro, ne abbiamo parlato direttamente con lei in questa intervista.
Partiamo dal nuovo singolo, “Balla”. Come è nato e cosa rappresenta per te?
“Balla” è nata in un momento di forte confusione emotiva. Avevo bisogno di tradurre in suono quella sensazione di smarrimento che si prova quando qualcosa finisce ma tu non sei ancora pronta a lasciarlo andare del tutto. Il brano è una specie di catarsi: ballare diventa un modo per non restare ferma nel dolore, per trasformarlo in movimento. È un invito a lasciarsi attraversare dalle emozioni, anche quando fanno male, e a trovare in quel caos una forma di libertà che ti faccia stare bene.
Quanto è stato difficile trovare le parole giuste per raccontare qualcosa di così “intimo” come la fine di una relazione?
Non è stato molto difficile, direi più necessario e spontaneo. Non volevo cadere nei cliché del dolore amoroso, né descrivere tutto in modo troppo diretto. Ho cercato un linguaggio più visivo, qualcosa che restituisse l’atmosfera, non solo la storia. In fondo, quando una relazione finisce, non restano solo i ricordi: restano suoni, movimenti, spazi vuoti e immagini ben precise. “Balla” parla proprio di quei vuoti che si riempiono di gesti automatici, come se il corpo rispondesse al posto della mente.
C’è un momento preciso che ti ha ispirata nella scrittura del brano?
Sì, ricordo una sera in cui ero da sola, con la musica accesa e una sensazione fortissima di presenza-assenza. È stato un momento sospeso, in cui ho capito che stavo ancora “ballando” dentro una storia che non esisteva più. Da lì ho iniziato a scrivere, quasi per caso, come se le parole uscissero da sole. È stato un modo per fermare quel momento e dargli una forma.
Più in generale, nelle tue canzoni alterni fragilità ed energia. Come si influenzano e/o convivono, queste due componenti?
Per me non sono in contrasto. La fragilità è una forma di energia. Quando accetti di mostrarti vulnerabile, stai scegliendo di non nasconderti, e questo richiede forza. Nella mia musica cerco sempre un equilibrio tra questi due poli: la parte che si lascia andare e quella che reagisce. “Balla” nasce proprio da questo punto di incontro, per far sì che l’equilibrio possa farsi notare anche nelle mie canzoni.
Ci hai già accennato qualcosa, ma entriamo più nello specifico.
Parlando del tuo approccio alla scrittura, ti capita di scrivere di getto, o sei una di quelle artiste che limano e riscrivono fino all’ultimo dettaglio?
Dipende dal momento. “Balla”, ad esempio, è nata di getto: le prime parole sono rimaste quasi identiche al testo finale. Altre volte, invece, passo giorni a cambiare una singola frase. Però cerco sempre di non perdere la spontaneità del primo impulso, quella che arriva quando non pensi, ma senti.
Negli anni hai collaborato con diversi artisti. C’è qualcosa che hai imparato o portato con te da quelle esperienze?
Sì, tantissimo. Ogni collaborazione mi ha insegnato a fidarmi di più del processo e a lasciarmi contaminare. Lavorare con altri significa abbandonare un po’ del proprio controllo e aprirsi a nuove prospettive. È come cambiare lingua per dire la stessa cosa: il messaggio resta, ma il suono cambia, e ti arricchisce.
A tal proposito, se potessi scegliere un featuring dei sogni, con chi ti piacerebbe collaborare e perché?
Mi piacerebbe collaborare con qualcuno che riesca a fondere elettronica e introspezione in modo autentico. Penso a nomi come Billie Eilish o Girl in Red, artiste che sanno unire il suono alla fragilità umana anche se entrambe rimarranno il featuring dei miei sogni. Tra gli artisti in italia invece mi piacerebbe molto collaborare con Sally Cruz o Giuse The Lizia. Entrambi in qualche modo rispecchiano molto alcuni lati della mia scrittura.
Da cantautrice e producer, come vivi il momento in cui una tua idea si trasforma in un suono concreto?
È uno dei momenti più potenti in assoluto. Quando una melodia, un suono o una parola trovano la loro forma, è come se qualcosa che avevi dentro iniziasse finalmente a respirare fuori di te. È quasi fisico: senti che quella cosa adesso esiste. È lì, e non ti appartiene più del tutto.
Guardando al futuro, quali saranno i tuoi prossimi passi?
Voglio continuare a sperimentare. Sto lavorando a nuovi brani che seguono il filo emotivo di “Balla”, ma con un sound più maturo e contaminato. L’obiettivo è costruire un progetto che racconti un percorso, non solo canzoni isolate.
Chi è Den oggi?
Den oggi è una persona che sta imparando a convivere con le proprie contraddizioni. Non cerco più di nasconderle: sono parte di me, come la luce e l’ombra. Mi piace pensarmi come un work in progress, sempre in bilico tra la vulnerabilità e la voglia di rinascere.
Dove, invece, vuole arrivare?
Vorrei arrivare a un punto in cui la mia musica possa essere riconoscibile non solo per il suono, ma per l’emozione che lascia. Mi interessa meno il successo in sé e più la connessione, quel momento in cui qualcuno ascolta una mia canzone e si sente capito, anche solo per tre minuti.
Grazie mille per la disponibilità. In bocca al lupo per tutto e alla prossima
Grazie a voi! Parlare di questo progetto mi aiuta a ricordare perché faccio musica: per restare viva dentro le mie emozioni, e per condividerle.
Profilo Spotify dell’artista.
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