Foto Riccardo Cagnotto
Intervista al protagonista dell’episodio 297 di #LFMConsiglia, del 24 gennaio 2022.
Diem (al secolo Alberto Cagnotto) è cantautore/rapper italiano classe 1996.
Si avvicina al mondo della musica approcciandosi alla composizione e al rap nel 2013.
I primi anni risultano fondamentali per lo sviluppo e l’evoluzione della sua scrittura, arrivando a pubblicare svariati progetti indipendenti che, oltre a dare prova del suo talento, gli consentono di fare le prime esperienze live tra Torino e Milano.
Dal 2016 inizia un periodo di ricerca che lo porta ad approfondire nuove strade musicali, dal soul al pop, dall’r&b alla musica elettronica.
A maggio 2018 pubblica “Certe Cose“, primo singolo prodotto insieme al team di lavoro composto da Riccardo Cagnotto, MadzRomance (Mattia Gandino) e Mark Roland (Marco Orlando). Seguno, nel 2019, “Batterie” prima (18 febbraio 2019) e “Bengala” poi (10 ottobre 2019), fino ad arrivare al 12 novembre 2021, giorno di uscita di “Carillon” (pezzo inserito nell’episodio di #LFMConsiglia, a lui dedicato).
Disponibile da oggi (4 marzo 2022), su Spotify e le altre piattaforme digitali, invece, “Il gioco” (prod LL Piana e Mark Roland) è la sua ultima uscita.
In occasione di questa importante nuova tappa per il suo percorso artistico, vi proponiamo una interessante intervista, conscessaci dall’artista con grande disponiblità.
Nel corso della chiacchierata, Alberto si è raccontato con grande generosità, consentendoci di entrare ancor più all’interno del suo mondo.
Partiamo dal principio. Ci racconti i tuoi primi passi nel mondo della musica?
Mi sono avvicinato alla musica in maniera molto spontanea e naturale e se proprio devo dirla tutta non è stata la musica in se a chiamarmi ma il fascino della scrittura di una canzone. Quando ho scoperto il Rap, durante gli ultimi anni delle scuole elementari, per quanto fossi piccolo, sono rimasto folgorato dalla forza di quel linguaggio così semplice e diretto. Fu in quel periodo che, insieme ad alcuni amici del quartiere in cui sono cresciuto (Mirafiori sud) cominciai a scrivere i primi testi. In contemporanea mi stavo dedicando anche ad altre attività che mi richiedevano molto tempo e dopo qualche mese accantonai la scrittura per riscoprirla qualche anno più tardi. Lì ci fu la vera e propria scintilla e il motivo che mi spinse a riprendere a scrivere fu lo stato d’animo causato dalla rottura della mia prima relazione sentimentale, in fondo è proprio questo che mi spinge a scrivere, la necessità di esprimere i miei sentimenti (non necessariamente quelli nei confronti delle relazioni umane ma sentimenti generici anche se molti argomenti non mi sono ancora osato di esporli) e di dipingerli secondo la mia visione e percezione
Cosa vuol dire, per te, fare musica?
Fare musica per me significa liberarsi. Io ho sempre scritto per parlare dei miei sentimenti e delle mie emozioni, (come dicevo prima) cosa che ho sempre fatto fatica a fare direttamente con le persone a causa del mio carattere. C’è una grossa differenza tra lo scrivere e lo scrivere una canzone, per quanto le due attività possano sembrare simili. Ho sempre visto la musica e le canzoni come un rifugio, un luogo speciale in cui tutto diventa possibile. E io proprio questo faccio quando scrivo, costruisco degli immaginari tutti miei legati al mio vissuto e cerco di dar voce alle mie emozioni. Il processo di scrittura non è mai premeditato, lascio sempre che avvenga in modo più spontaneo possibile, un po’ come con i sentimenti, non cerco mai di avere troppo controllo. La forza delle canzoni secondo me risiede proprio in questa capacità di immortalare le emozioni e animarle ogni volta che si schiaccia play.

Ci racconti la scelta del tuo nome d’arte?
La storia del mio nome d’arte è più banale di quanto si possa pensare, è stata una compagna del liceo a darmelo. Mi ricordo che eravamo a casa mia un pomeriggio e io continuavo ad assillarla con questa ricerca di un nome che fosse quello giusto, che avesse una bella forma scritta e pronunciata. Cavolo ero una macchinetta, ne proponevo uno diverso al minuto per rimangiarmelo il secondo dopo perché non mi convinceva. Ad un certo punto (probabilmente esausta) ha deciso lei per me e ha esordito con “Diem! Chiamati Diem”.
Quali sono i tuoi modelli di ispirazione?
Mi ispiro a diversi artisti, non ho un mentore nello specifico ma ti citerò alcune figure che stimo maggiormente e dalle quali prendo spunto. Per quanto riguarda il panorama italiano sono legatissimo ad artisti quali Mogol, Minghi, il connubio Mogol/Battisti, Pino Daniele, Cremonini, Battiato (per quanto riguarda la poetica e la capacità di concepire una Canzone con la C maiuscola, per la ricerca musicale e l’immaginario) ma fondamentali durante la mia adolescenza sono stati anche artisti derivanti dal panorama urban quali Marracash, Fibra e Luchè. Per quanto riguarda la sfera internazionale, sono davvero tanti i nomi che dovrei dire quindi sarò conciso e mi limiterò a citarne 5: Stromae, The Weeknd, Dire Straits, Kanye West, Two Feet. Mi rendo conto siano tutti mondi diversi ma la cosa che amo di più di questi artisti è come siano riusciti a rendere unico il loro sound e la loro espressione.
A proposito di grandi nomi della musica, hai pubblicato una fantastica versione del brano “L’emozione non ha voce” di Celentano. Cosa rappresenta, per te, questo brano?
“L’emozione non ha voce” per me è un brano speciale, è forse uno dei primi ricordi che ho legati alla musica, ma non solo ad essa, è anche uno dei ricordi di infanzia che associo al rapporto con mio Padre. Quando ero piccolo mi ricordo che lui aveva una cassetta in macchina con alcuni brani incisi e uno di questi era proprio il capolavoro di Mogol e Gianni Bella. Io lo ascoltavo di continuo e quando partiva, l’emozione che provavo era inspiegabile e lo è tutt’ora. Ho davvero tanti ricordi felici legati a questo brano e per rispondere alla domanda “cosa rappresenta questo brano per me”, ecco non posso che rispondere “Libertà e spensieratezza” che sono due cose fondamentali nella mia ricerca personale e musicale e nonostante la scelta di interpretarlo sia stata casuale, è proprio per questo motivo che ho scelto di pubblicarlo.
Cosa ci dici, invece, di “Carillon“, il pezzo con cui ti abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale?
“Carillon” è un brano incisivo, dalle sonorità dure ma allo stesso tempo delicate. Parla della nascita di un sentimento e si evolve raccontandolo, arrivando piano piano a una presa di coscienza parziale “ non lo so che cos’è io no, ma si muove da dentro”. Nelle mie canzoni mi piace (o almeno è ciò che provo a fare) descrivere le mie emozioni tramite accostamenti, similitudini e immagini che non siano scontati.
Altro brano di cui vogliamo parlare è sicuraente “Il gioco“, la tua ultimissima uscita.
Anche ne “Il gioco” il protagonista l’amore; nello specifico, va a concentrarsi sulle tematiche legate al vuoto che affiora quando questo viene a mancare.
Esiste, tra le tue canzoni edite e non, una che porti più delle altre nel cuore?
Sì, assolutamente, però fa parte dei brani ancora inediti quindi per ora non potrò dirvi di quale si tratta. Dovessi sceglierne una tra quelle edite però direi “Certe Cose”.
Con quale artista sogni di collaborare, un giorno?
Tra gli artisti italiani penso di poter affermare con fermezza il nome di Cremonini, sarebbe un sogno. Per quanto riguarda un artista estero ce ne sono davvero troppi.
Due nomi al volo: Stromae e FKA Twigs.
Fai un augurio a Diem per il futuro.
L’augurio che mi faccio è di raggiungere tutti gli obbiettivi prefissati, ottenere le soddisfazioni alle quali ambisco e trovare un equilibrio.
Grazie per la disponibilità, è stato un piacere.
Grazie a voi ragazzi, a presto.
Profilo Spotify dell’artista