Intervista al protagonista dell’episodio 195 di #LFMConsiglia, del 9 aprile 2021
Cristiano Sbolci, in arte Caleido, è un cantautore livornese classe ’89.
Si avvicina alla chitarra da giovanissimo, ed è lì che trova il suo mondo. Presto arriva anche l’esigenza di parlare attraverso le canzoni.
Dopo varie esperienze musicali, nel 2018 esce il primo Ep del progetto La Fine Del Mondo, seguito nell’anno successivo dall’album “E Poi Ci Rido Su“. Partendo dai club della sua Livorno, inizia un tour di trenta date che lo porterà in giro per gran parte della penisola.
A seguito della firma con l’etichetta discografica Pulp Music, a settembre 2021 esce “Ridicolo”, brano prodotto da Giordano Colombo e Federico Nardelli, al quale segue dopo poco più di un mese “Sto Benissimo”, singolo che vede la collaborazione di Fausto Cogliati, con cui l’abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale.
Con l’arrivo della primavera esce “Meno Male“, brano che racconta la dimensione di un amore finito.
Caleido, che nella sua veste quotidiana lavora anche come autore, nel 2020 ha avuto l’occasione di collaborare con Eugenio Campagna – in arte Comete. Da questo incontro è nata un’amicizia che nel 2021 è scaturita in una nuova collaborazione racchiusa nel singolo “Senza Vento“.
A maggio 2021 viene pubblicato l’album “Popcorn”, manifesto di una quotidianità nella quale può riconoscersi ognuno di noi. Al suo interno è presente “Fantastica” con la partecipazione di Marchettini, brano nato dal desiderio di esplorare mondi musicali differenti.
Disponibile dal 27 maggio 2022 “Noi Suonavamo In Un Gruppo Rock” è il suo ultimo singolo.
In occasione di questa nuova uscita, l’abbiamo contattato per porgli qualche domanda.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Partiamo da “Noi Suonavamo In Un Gruppo Rock”, il tuo ultimo singolo. Ti va di raccontarcelo?
La canzone è venuta in pochissimo tempo e in maniera del tutto naturale. Avevo il titolo in testa già da tempo; lo scrissi una sera sul computer come frase conclusiva di un mio pensiero dopo aver passato più di un’ora a guardarmi un live dei Pulp su YouTube.
È una canzone puramente nostalgica, racconta nella maniera più cinematografica possibile quelli che sono stati i miei vent’anni e li paragona a quelli che sono i vent’anni di adesso; che poi, alla fine, sono più o meno la stessa cosa, con la differenza che noi ascoltavamo il BritPop, ora invece c’è la trap.
Parlando di tua musica, tra i tuoi brani passati, ne esiste uno che porti maggiormente nel cuore?
Se devo dire un brano del passato, mi viene così di getto “Polaroid”: una canzone del mio primissimo album. Dico questo pezzo perché lo ritengo il primo scritto bene, quello che mi ha fatto rendere conto di come dovessero essere scritte le canzoni pop.
Nuova musica in vista? A cosa stai lavorando?
In questo momento mi godo “Noi Suonavamo In Un Gruppo Rock”; sto continuando a scrivere come un matto, ho tantissime canzoni, ma adesso l’attenzione la voglio rivolgerla tutta al singolo appena uscito.
Parlando del tuo percorso artistico, quale reputi essere, fino a questo momento, la tappa più significativa?
Ci sono varie tappe che reputo importanti: sicuramente l’incontro con Pulp Music di Federico Nardelli e Giordano Colombo è una di queste; un’altra estremamente significativa è stata l’apertura a Riccardo Sinigallia per Rock in musica, un festival a Savignano sul Rubicone.
Progetti a lungo termine? Quali obbiettivi ti sei prefissato?
Voglio continuare a scrivere canzoni, a registrarle e poi girare lo stivale per farle sentire a più persone possibili.
L’obbiettivo per il futuro è continuare a fare quello che faccio perché mi fa stare molto bene.
Feat. dei sogni?
Mi viene da dire Vasco Rossi oppure Cesare Cremonini.
Palco dei sogni?
Mi viene da dire un bel concerto al forum di Assago.
Dove ti vedi, tra 5 anni?
Non so ma spero da qualche parte con la chitarra e le canzoni. Con loro potrei stare anche su un’isola deserta, non sentirei grandi mancanze.
Che consigli ti senti di dare, ai tanti giovani artisti che si approcciano al mondo della musica?
Di impegnarsi moltissimo; scrivere tanto e non sentire mai il peso di farlo e poi suonare ovunque, anche dove i cachet non ci sono e il pubblico è inesistente perché la gavetta, è una cosa molto, molto importante per crescere e trovare la giusta direzione.
Grazie, è stato un piacere.
Grazie a voi, piacere mio!
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