Intervista ad uno degli artisti conosciuti all’interno del secondo episodio della nostra rassegna “Carrellata degli Emergenti”: Leandro.
Leandro è un musicista e autore torinese classe 1994.
Nel 2018 esce allo scoperto pubblicando il suo singolo d’esordio “Tempo da Omicidi” e aprendo, in pochi mesi, artisti come Bianco ed Eugenio In Via Di Gioia. L’anno successivo, il 2019, rappresenta sicuramente l’inizio della sua nuova caratterizzazione artistica con la pubblicazione del suo primo disco d’esordio “Fossimo Già Grandi” per l’etichetta torinese Bunya Records.
Il primo lavoro in studio, prodotto da Fabio Rizzo (Nicoló Carnesi, Dimartino, EIVDG) e Paolo Bertazzoli e mixato da Francesco Vitaliti (La Rappresentante di Lista, Fabrizio Cammarata) presso lo studio Indigo Music di Palermo è la prima raccolta di inediti di Leandro, in cui è presente anche “Emancipazione”, brano scritto e cantato con Eugenio Cesaro degli Eugenio in Via di Gioia. A Ottobre 2020 esce “Per Mano” ultimo brano estratto dal disco e accompagnato dal videoclip, diretto e realizzato da Matteo Cozzo (The Great Paper Massacre).
Il 2020 vede Leandro alle prese con la pubblicazione di “Attenti al Lupo’” cover speciale del grande Lucio Dalla e “Dietro Niente” brano scritto e cantato con il collega e amico cantautore ligure Sonosem, entrambi artisti del roster di Bunya Records.
Con “Galassia”, ultimo singolo pubblicato a giugno 2021, si apre infine un trittico di brani che con “Grattacielo” e “Taglio degli Occhi” fuori a dicembre vede la sua completa e finale espressione.
Il nuovo capitolo discografico di Leandro parte con la pubblicazione di “Orgoglio” ad aprile 2022 che anticipa l’uscita di “EGO“, il suo nuovo disco, avvenuta il 26 maggio 2022.
Per conoscere ancora meglio lui e la sua musica, lo abbiamo contattato per porgli qualche domanda.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Come è avvenuto il tuo avvicinamento al mondo della musica?
La mia più che un avvicinamento è stata una rincorsa; mio papà ha sempre suonato la chitarra ma fino a fine liceo non l’ho mai presa in mano, mi è sempre piaciuto scrivere e quando ho capito che con uno strumento avrei potuto farlo in musica è diventata una necessità, da allora non ho mai più smesso di farlo.
Ci racconti il tuo percorso artistico, fino a questo momento?
Sono arrivato al secondo disco di inediti, se mi guardo indietro mi sembra di essere cresciuto tanto, ma c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare.
Quest’estate ho suonato molto, ho conosciuto posti e persone che mi hanno arricchito e insegnato tanto e, parallelamente, continuato a scrivere.
Mi sento una fase importante del mio percorso, credo di essere pronto per qualcosa di nuovo, non so quello che sarà ma è molto stimolante.
Quale reputi essere, ad oggi, la tappa più significativa e più importante per la tua crescita?
Sembrerà un paradosso, e ovviamente è stato un momento davvero buio, ma la prima pandemia, che non ci ha permesso di andare a suonare il disco e fatto crollare un po’ di certezze maturate fino a quel punto, ha accresciuto in me la convinzione che questa era la mia strada, ho avuto tempo per studiare e capire che questo so e voglio fare, con una super squadra intorno che mi ha supportato ed è cresciuta insieme a me.
Qualche mese fa è uscito “EGO“, il tuo secondo album. Cosa rappresenta, per te, questo progetto?
“EGO” rappresenta per me una tappa importantissima, un disco completamente auto-prodotto nel nostro studio, suonato con le persone a cui tengo di più e che ha nel suo piccolo avuto un riscontro importante.
Ho sentito che qualcosa stava cambiando nella scrittura e l’approccio alla musica e il fatto di averlo realizzato in un periodo così strano mi ha fatto capire tante cose, anche a livello personale.
Le canzoni rappresentavano, ognuna a modo suo, dei miei tratti caratteriali molto marcati e non avrei avuto altro modo di scoprirli se non buttandolo fuori con la musica.
Esiste un pezzo, tra quelli che vanno a comporlo, che rappresenta al meglio l’intero disco?
Ogni canzone è legata doppio filo con le altre, ma se devo sceglierne una dico “American Beauty“, perché rappresenta l’ego nella sua natura più cruda e la chiave di volta del disco. Da lì non si torna indetro, come in una relazione arrivata al capolinea. Abbiamo reso l’atmosfera più cupa, cercando di mettere a nudo le debolezze di una persona che vuole primeggiare e non scendere mai a compromessi.
A cosa stai lavorando adesso? Prossimi passi?
Ancora non lo so, stanno cambiando tante cose nella mia vita, non cerco stabilità ma voglio fermarmi a pensare quello che potrebbe diventare. Come dicevo prima, non ho mai smesso di scrivere e appena avrò capito cosa vorrò fare, uscirà qualcosa di nuovo. È troppo forte il richiamo della musica in questo momento, quindi voglio assecondare qualsiasi pulsione mi trasmetterà nel prossimo futuro.
Più a lungo termine, quali sono gli obbiettivi che ti sei prefissato di raggiungere?
Sicuramente voglio suonare tanto e vorrei farlo con la mia band. So anche che il momento storico non è semplice, ma lavoro in quella direzione. Non mi pongo limiti, cerco di migliorarmi sempre e creare nuove opportunità attraverso lo studio e la sperimentazione.
Feat. dei sogni?
Se devo spararla, almeno la sparo grossa. Visto che ha fatto uscire un disco che aspettavo da anni e lo sto consumando da quando è fuori, dico Paolo Nutini. Vale sognare no?
Palco dei sogni?
A questa domanda rispondo come avevo già fatto dopo il primo disco, l’Arena di Verona. Penso che chiunque abbia l’ambizione di essere un cantautore voglia calcare quel palco una volta nella vita.
Fatti un augurio per il futuro
Cantare una mia canzone con Paolo Nutini all’arena di Verona direi. In alternativa, continuare a divertirmi e farlo diventare il mio lavoro a tempo pieno, senza precludermi alcuna possibilità.
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