Intervista al protagonista dell’episodio 108 di #LFMConsilgia del 21 luglio 2020.
Riccardo Diaferia, in arte Riccardo Inge, è un ingegnere (come anche il suo nome d’arte racconta) e cantautore milanese.
Nel suo percorso artistico suona ovunque, dalle spiagge siciliane ai teatri milanesi, passando per i club di tutta Italia. Finalista al MEI Superstage e al 1MNext per suonare al Concerto del Primo Maggio a Roma.
A Gennaio 2017 esce il suo ep d’esordio, “Giorno di festa”, in contemporanea con il primo singolo “Cosa resterà di noi”. La canzone e il video (in anteprima su corriere.it) vedono la collaborazione di Cranio Randagio, giovane rapper putroppo scomparso a fine 2016. Il video, girato per la prima volta sulla diga del Vajont, viene anche presentato anche negli studi di RAI Italia per la trasmissione Community.
Collabora con Officine Buone, un’associazione che promuove la musica negli ospedali attraverso il volontariato con il format del talent, dove i giudici sono i pazienti stessi.

Nel Dicembre 2019 suona il brano appena pubblicato “Abbiamo preso l’Influencer” in anteprima all’Auditorium Radio Italia durante un concerto con, tra gli altri, Eugenio in Via di Gioia, Willie Peyote e Selton.
Durante l’emergenza COVID-19, Riccardo partecipa a diverse iniziative (#stayON, #iosuonodacasa) attraverso il suo #Ingeincasa Tour, con live streaming settimanali da una stanza diversa della sua casa insieme a vari ospiti.
Con la fine del primo lockdown, Riccardo firma per LaPOP Music e rilascia i singoli “Fulmicotone” e “Mose” che chiudono il 2020.
Nella prima metà del 2021 vengono alla luce alla luce altri due brani, vale a dire “DeLorean” e “Mutuo“.
Tutti i pezzi pubblicati negli utlimi 2 anni, più il singolo lanciato in contemporanea“Venerdì”, sono stati raccolti in “Bathala”, disco uscito l’8 ottobre 2021.
Per comprendere totalmente ogni singola sfumatura di questo progetto, abbiamo contattato Riccardo, chiedendogli di spiegarci ogni traccia presente all’interno.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Riccardo. Innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista.
Prima di entrare nel merito del tuo album, partiamo da una domanda “classica”.
Perchè ti sei avvicinato al mondo della musica?
Ha sempre fatto parte della mia vita. In casa i miei genitori tenevano sempre la radio accesa ed io registravo alcuni prototipi di ‘canzoni’ (se così possiamo chiamarle) con il mio ‘mangianastri’ su cassette riscrivibili. Ma il vero colpo di fulmine fu circa vent’anni fa: vidi mio padre suonare durante una jam con la sua vecchia band dopo anni e anni che non si vedevano. Fu un’esperienza incredibile.
Esiste un artista e/o un brano che ha avuto un ruolo importante nella decisione di intraprendere questo percorso?
Sono sempre impazzito per Freddie Mercury e Battisti. Miti diversi, ma uniti dalla capacità unica di fare musica che rimarrà per sempre.
Non un brano specifico, ma tutta la loro discografia.

Veniamo a noi. “Bathala”, il tuo album. Ci racconti la scelta del nome?
Volevo trovare una parola fortemente evocativa pur rimanendo legato alla mia vita. Bathala è un’isola dell’Oceano Indiano dove mio padre ha lasciato il cuore. Ed è a lui che ho dedicato questo lavoro. Il coronamento di un viaggio durato tantissimi anni. Un sogno raggiunto dopo tanti sforzi. Ecco cosa rappresenta questo titolo.
“Ho dato la vita per quello che ho”, questa la frase che hai usato in un post, per descrivere quello che rappresenta per te questo album. Ce la spieghi?
Frase di un post e incipit di “Venerdì“, il mio ultimo singolo. Credo che descriva molto bene quanta vita ho investito nella musica in questi anni. Spesso non si vede tutto lo sforzo presente dietro a una canzone, figurarsi per un album. E spesso lo sforzo profuso non porta ai riscontri sperati, anzi. Ci si gioca tutto, pur sapendo che il successo, il risultato non è assicurato.
Perfetta la partenza con il primo brano della tracklist, del quale ci ha regalato, ormai 1 anno fa, una bellissima versione, inserita nel nostro “La Freddezza Music Show”: “Fulmicotone“.
Ormai è diventata quasi un classico. Una delle più belle canzoni da fare dal vivo perchè non puoi fare a meno di cantare il motivetto. E quando il pubblico inizia a cantare da solo è meraviglioso. Dedicata a quella storia d’amore che non è mai nata per davvero. Eppure l’alchimia dei due era veramente esplosiva.
Cosa ci dici, invece di “Metropolitana“?
Ho preso spesso i mezzi pubblici durante gli ultimi anni per andare al lavoro, soprattutto durante le giornate di pioggia. E la metropolitana è uno di quei luoghi affollati dove puoi notare di più l’alienazione che stiamo vivendo (mia inclusa). Tutti con lo sguardo sui cellulari, potrebbe accadere qualunque cosa attorno e potremmo non accorgercene. Sentirsi soli, pur in mezzo alla gente. A volte dovremmo solo alzare la testa e guardarci intorno per apprezzare quello che abbiamo.
Passiamo al singolo che ha accompagnato l’uscita del disco: “Venerdì“.
Credo non potessi scegliere canzone migliore per lanciare l’album. “Venerdì” rappresenta bene la mia vita, piena di energia, ma anche di forti contraddizioni. Ma tutto passa quando finalmente è Venerdì, il momento in cui puoi finalmente dedicarti alle cose che ami incondizionatamente. Il mio Venerdì si chiama Lorenzo, mio figlio. Ed è quando sono con lui che per un po’ lascio fuori i problemi e i pensieri.
Proseguiamo con “DeLorean“.
Da sempre sono appassionato di ‘Ritorno al Futuro’ e di viaggi nel tempo. Sono particolarmente fan del ‘cosa sarebbe successo se’ e dei paradossi temporali. Guardo più al passato che al futuro. La paura di fare scelte sbagliate e di non essere adeguati. Ci ho scritto una canzone utilizzando una delle automobili più famose della storia del cinema.
È la volta di “Mutuo“.
Una casa mezza vuota con pochi scatoloni, l’odore di vernice per una tinteggiatura appena data in malo modo, un letto e una chitarra. L’addio alla casa in affitto in cui hai vissuto una parte della tua vita in attesa di iniziare una nuova avventura. Mutuo, cambio casa e non ci penso più.
Scavallata la metà della tracklist, parliamo di “Mose“.
Ognuno di noi ha dei demoni più o meno nascosti che a volte ci fanno affondare. Per raccontare questa emozione negativa ho pensato di usare il Mose di Venezia, un’opera immensa e mai completata definitivamente che avrebbe dovuto proteggere la città dall’acqua alta. Entrata in funzione l’anno scorso, tuttora presenta numerosi problemi. Nella mia canzone questi problemi possono essere superati solo grazie all’aiuto delle persone vicino a noi, che scelgono di starci accanto anche quando siamo assenti.
Eccoci ad “Abbiamo preso l’influencer“.
Siamo tutti fissati con il voler essere influencer a tutti i costi, che abusiamo dei social. Spesso in maniera molto discutibile. Sembra una malattia. Da qui il gioco di parole. Quando, però scrissi questa canzone circa 2 anni fa, mai avrei immaginato di vivere tutto quello che ci è successo dall’inizio del Covid.
Siamo quasi alla fine. È il turno di “Due ragazzi due ragazze“
Abbiamo già mille problemi nella vita, perchè romperci le scatole a vicenda quando c’è l’amore? Di qualsiasi forma sia, siamo tutti semplicemente due ragazzi e due ragazze.
Così come la partenza, perfetta anche la “chiusura del cerchio”, con “Finale di Champions“, l’ultimo brano del disco ma il primo grazie al quale ti abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale, nell’episodio 108 di #LFMConsilgia del 21 luglio 2020.
Ogni giorno viviamo diverse finali, alcune più decisive di altre. Fa parte della vita. Sarebbe tutto più facile se non ci mettessimo a sognare ad occhi aperti. Meno illusioni, meno rischi. Ma ci mancherebbe la benzina per poter andare avanti, ponendosi obiettivi sempre più importanti. Così succede per me con la musica. Con lei mi gioco tutto quello che ho.
Prima di salutarci, che augurio fai, a Riccardo, per il futuro?
Spero di poter continuare a crescere, salendo su palchi sempre più importanti per potersi togliere con la mia band quelle soddisfazioni che stiamo provando a raggiungere. Con il lavoro, con il sudore e le ore notturne.