Intervista al protagonista dell’episodio 291 di #LFMConsiglia, del 10 gennaio 2022.
Jeremy Denver (al secolo Vincenzo Giaramita) è un artista triestino classe ’93, punta di diamante della nuova e promettente realtà Level Up Recordz (etichetta indipendente nata dalla collaborazione tra gli Arcade Boyz e la MM Agency&Management srl).
Si avvicina al mondo della musica all’età di 13 anni come batterista presso varie band di genere hardcore/punk e affini.
All’età di 18 firma il suo primo contratto discografico per un’etichetta di Genova chiamata Thisiscore (ex Wynona Records) che includeva nel roster alcune tra le più conosciute band italiane del genere.
Nel 2013 dopo lo scioglimento della band decide di continuare da solo il percorso musicale avvicinandosi per la prima volta ad un microfono; unendo la sua passione per la scrittura e la sua affinità con il metronomo: iniziando a rappare.
Inizialmente si diletta a scrivere barre un po’ “old school” e col passare del tempo si lascia ispirare dalla moda musicale del momento iniziando ad utilizzare sonorità più elettroniche e linee melodiche più articolate.
Ultima determinazione del suo percorso artistico è, appunto, JEREMY DENVER il quale, essendo cresciuto immerso nei crossover musicali, affronta la scrittura dei suoi brani senza porsi limiti interpretativi ne di genere.
Pur mantenendo una penna ed un liricismo che solo il rap può vantare, la direzione artistica di Jeremy è spesso contaminata da sonorità più melodiche come l’rnb o il soul passando per il funk/rock, la dancehall e qualsiasi altro genere possa essere fonte di ispirazione, per questo motivo la linea artistica di Jeremy sarà supportata da sonorità contaminate, un mash-up di elettronica e strumenti reali per creare il quadro perfetto per incorniciare i toni graffianti di JEREMY DENVER.
Disponibile dal 30 dicembre 2021 “Lexofunk” (Level Up Recordz) è il suo ultimo singolo.
Col fine di conoscere ancora meglio lui, la sua musica ed il suo progetto artistico, l’abbiamo contattato per porgli qualche domanda.
Ciao Jeremy. Grazie per averci concesso questa intervista.
Partiamo dal principio. Ci racconti i momenti più importanti del tuo percorso artistico, fino a questo momento?
Grazie a voi dell’interessamento. Diciamo che gli highlights della mia carriera artistica partono dal mio primo contratto discografico con la Thisiscore di Genova, avevo circa 18 anni. Da lì a qualche anno ho intrapreso il mio percorso da solista partecipando a vari contest come il Tour Music Fest di Mogol, dove arrivai in finale, e le aperture di vari live tra cui Dark Polo Gang e Vegas Jones a Roma.
Sicuramente questo momento preciso della mia carriera, con gli Arcade Boyz ed il management, è uno dei più importanti, allineato anche con il momento di maggiore maturità artistica che abbia mai trovato in me stesso. Da qui spero possano nascere diverse collaborazioni sia con produttori che artisti (qualcosa sta già succedendo).
Esistono artisti da cui trai ispirazione?
Ho sempre creduto nell’idea che “siamo ciò che ascoltiamo”, quindi assolutamente sì. Diciamo che non ho una reference precisa, perché mi piace apprezzare quanta più musica possibile; spazio dall’elettronica al blues passando per il punk e il rap/rnb e penso che ogni genere sappia trasmettere delle emozioni differenti, dipende cosa si ricerca nell’ascolto.
Se dovessi raccontare la tua musica ad un ascoltatore che si imbatte in un tuo pezzo per la prima volta, come la descriveresti?
Mi auguro in primis che la mia musica possa emozionare, che trasmetta energia, introspezione o malinconia, io spero sempre che arrivi. Vorrei definirla quasi “irriverente” per la confidenza che si prende con l’ascoltatore. Parla di me e di ciò che mi circonda in una maniera a volte molto diretta a volte più metaforica, esattamente come sono fatto io. Ed esattamente come accade con i miei rapporti, probabilmente all’inizio può non piacere o stranire, ma è il prezzo da pagare per sfuggire all’omologazione.
A proposito della tua musica, ci parli di “Lexofunk“, il brano con cui ti abbiamo conosciuto, all’interno del nostro portale?
“Lexofunk” è un brano che ci ha fatto molto pensare. Non sapevamo se pubblicarlo o meno perché eravamo dubbiosi su come l’avrebbe presa la gente dopo una release come “Musa” (totalmente differente). Di certo ha un sound più “classico/vintage” ed era nostra intenzione (mia e di Lorenzo, il produttore) spiazzare il pubblico. Volevamo che le persone si chiedessero “ok ma quindi Jeremy chi è? Cosa fa?” e sarà mio compito far ripetere questa domanda ad ogni nuova release. Vorrei che il mio pubblico possa restare sorpreso ogni volta, in positivo o in negativo, ma sorpreso. Vi capita mai di sapere già che sound avrà un brano prima che venga pubblicato? Non l’avete sentito ma magari sapete già più o meno cosa aspettarvi. Ecco, questo con me vorrei non succeda mai.
Come hai anticipato, “Lexofunk” arriva dopo “Musa“, altro fantastico brano che dimostra proprio gli innumerevoli lati del tuo talento; ti va di raccontarcelo?
“Musa” è una lovesong. Non si direbbe dal sound e forse a tratti nemmeno dal testo, ma la mia ragazza sa come mi esprimo. Era un modo per dire grazie a lei e al mio “fratello acquisito” (che interpreta il mostro) per essermi stati vicini in uno dei momenti più cupi della mia vita. Adesso sto bene, con alti e bassi, ed è grazie a loro. E che fai, non dedichi una canzone?
Quale dei tuoi brani rappresenta, al momento, più degli altri Jeremy e la sua arte?
Una cosa che dico spesso è “metto un pezzo di me in ogni traccia, così resterò per sempre”, un po’ il concetto degli Horcrux, avete presente? Quindi di conseguenza penso che tutti i brani mi rappresentino in ugual modo, sotto sfaccettature diverse. Ci sono brani un po’ più introspettivi alla quale sono più legato personalmente, ma non è detto saranno quelli più apprezzati. In generale io sono una persona molto (forse anche troppo) riflessiva, quindi non vedo l’ora di pubblicare qualcosa del genere, per vedere come reagirà il pubblico.
A cosa stai lavorando, in questo momento?
Al momento sto lavorando su una serie di singoli, cercando di includere tutte le sonorità che mi rappresentano e cercando di dare la più grande varietà possibile. Ho un pezzo blues/soul, uno più r’n’b moderno, uno più “trappeggiante”; insomma, voglio sorprendervi senza fare distinzioni di genere, come nella vita, così nella musica.
Più a lungo termine, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Nel lungo termine voglio vedere dove mi porterà questo mio “rompere i canoni”. È chiaro che si punta al disco, però c’è bisogno di una fanbase da costruire con il tempo e, soprattutto, voglio vedere se le persone sono capaci di accettare il mio modo di fare musica, o se sono solo io a pensarla così. Un giorno Andrea (del mio management) mi disse che sono come un motore a diesel: difficile da far partire, ma durevole nel tempo. Lui di certo mi ha capito, speriamo non sia il solo!
Prima di salutarci, una domanda che poniamo a tutti gli artisti che intervistiamo: feat dei sogni?
In Italia al momento vi dico Tha Supreme, Blanco, Tommy Dali e Irbis37. Sono gli artisti che mi hanno emozionato di più in questi ultimi anni, ma non sono i soli. Come feat internazionali voglio sognare in grande e vi dico Post Malone ed Ed Sheeran, giganteschi.
Grazie Jeremy, è stato un piacere. In bocca al lupo per tutto.
Grazie a voi ed in bocca al lupo per il vostro progetto, è stato un piacere!
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