Intervista ad uno degli artisti conosciuti all’interno del secondo episodio della nostra rassegna “Carrellata degli Emergenti”: Zaminga.
Samuele Zaminga è un cantautore calabrese.
Classe 1990, nasce a Reggio dove colleziona le prime esperienze artistiche militando come frontman in diverse band del panorama undergorund della città in riva allo stretto.
Nel 2010 fonda La Farsa per cui oltre che cantante è compositore e paroliere. Con la band reggina vanta un’intensa attività live tra club, piazze e teatri e una partecipazione a Italia Wave Love Festival. L’anno successivo pubblica insieme a La Farsa il singolo “Dove Muore il Giorno”, contenuto nella compilation digitale del Premio Internazionale RPMF edizione 2011 per cui è finalista.
Nel 2014 viene distribuito in streaming l’EP autoprodotto “Alice guarda i matti”, esordio discografico dell’omonima band di cui è ancora una volta frontman, autore e compositore principale. Nello stesso anno la band stacca il biglietto per la finale regionale di mArteLive. Allo scioglimento seguono sporadici ed isolati esperimenti da solista che trovano un approdo definitivo solo all’inizio del 2020 con la pubblicazione del singolo “Pyrex” seguito nello stesso anno da Wyoming e Monolocale. Sempre nello stesso anno suona al Derive Festival in apertura al concerto di The Niro.
Del 2021 è il singolo “Guinzaglio”, trasmesso in alta rotazione su Rai Radio 2 Indie, il cui relativo videoclip esce in anteprima per la webzine romagnola Posta Indipendente. La proposta artistica di Zaminga si inserisce nell’ambito del cantautorato Nuova Scuola senza però tradire un saldo ancoraggio alla canzone d’autore tradizionale.
Disponibile dall’8 aprile 2022, “ALL YOU CAN EAT” è il suo ultimo singolo.
Musicalmente si muove tra gli stilemi dell’It Pop ma senza subirne totalmente il fascino. E’ infatti possibile scorgervi dei rimandi a una vasta gamma di generi e sonorità dalla Retrowave, alla EDM per arrivare a Synthpop e Lo-Fi Music. Sul fronte dei testi il suo songwriting è contraddistinto da un linguaggio vivido, esplicito ed allusivo che ricorre all’utilizzo massivo della metafora per trattare temi introspettivi legati al vissuto emotivo dell’autore e del proprio universo generazionale di riferimento, suggellando il tutto in immagini di quotidianità urbana e postmoderna tipiche delle grandi città del Nord Italia.
Per conoscerlo ancora meglio, l’abbiamo contattato per porgli qualche domanda.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Quando, come e perche hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato durante l’ultimo anno di liceo. Da giorni ero ossessionato da un motivetto che mi ronzava in testa. Ho buttato giù il testo in una manciata di minuti al pc in cameretta. Ovviamente un lavoro di una banalità sconcertante ma mi ha fatto star bene. Ho sentito l’esigenza di ripetere l’esperienza più e più volte. Sono passati 14 anni, sembra ieri.
Esiste un artista, un album e/o “semplicemente” un brano che ha contribuito al tuo avvicinamento a questo mondo?
I miei punti fermi sono gli autori. Son cresciuto coi dischi di Faber, ho scoperto nel tempo la bellezza di Rino, De Gregori e Dalla. Naturalmente sono approdato al cantautorato contemporaneo (Brunori, Brondi, Dente, Carnesi). Un artista che mi ha dato molto in termini di vissuto e attitudine è stato Fabrizio Moro, nei primi anni mi ha molto influenzato sia nella scrittura che nell’interpretazione. Il mio punto fermo restano ad ogni modo i Beatles, disco di riferimento la bibbia del Pop, il white album.
Ci racconti il tuo percorso artistico, fino a questo momento?
Ho iniziato ad esibirmi all’interno dei vari festival locali e nazionali, ho poi avuto due band con cui ho girato per club e inciso qualche demo. Come solista ho inziato relativamente da poco, durante la pandemia ufficialmente dopo qualche esperimento sporadico Ad oggi ho all’attivo dei singoli autoprodotti insieme ad un producer della mia città (un amico più che un collega), alcuni sono andati forti in radio e sono corredati da dei bellissimi videoclip diretti e prodotti da un’amica regista. Continuo ad esibirmi live tutte le volte che posso, purtroppo non vivo di sola musica e non posso progettare a lungo termine.
Quale, ad oggi, la tappa più importante?
Un gran traguardo è stata l’alta rotazione radiofonica su un emittente nazionale insieme all’interessamento al progetto da parte di molti addetti ai lavori. Mi porto nel cuore uno dei miei primi live in un teatro gremito da studenti insieme all’ultimo concerto di quest’estate giù in Calabria, una festa.
Quali sono i tuoi modelli di ispirazione?
Cantautorato classico, british invasion e britpop, lo-fi music.
Tra i tuoi pezzi, ne esiste uno a cui sei più legato e/o che significa qualcosa in più, per te?
“Dove muore il giorno” è un brano che ho composto molti anni fa per esorcizzare l’apprensione per le condizioni di salute di un amico. Ancora oggi è il mio inno alla vita. Tra i più recenti considero il testo di “Monolocale“, la mia biografia personale.
Quali sono i tuoi progetti a breve e lungo termine
Spero di poter portare in giro gli ultimi lavori in full band e incidere un po’ di musica nuova in cantiere.
Feat. dei sogni?
Sarebbero troppi. Così su due piedi Liam Gallagher forse.
Palco dei sogni?
Sanremo.
Dove ti vedi tra 5 anni?
Sicuramente con in braccio una chitarra.
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