Intervista – “Sempre in movimento, fermo mai!”: Lazzaro

Intervista al protagonista dell’episodio 416 di #LFMConsiglia (8 febbraio 2023) e vincitore del Premio della Critica del mese di febbraio 2023.

Pugliese d’origine e milanese d’adozione Lazzaro, nome d’arte di Leonardo Angelicchio è cantante, pianista, autore.
Esordisce nella scena musicale milanese come tastierista de “The Wizard Project”, band fondata dal chitarrista de Le Vibrazioni Stefano Verderi.
Dopo aver collaborato con svariati cantautori e band milanesi in qualità di autore e pianista, tra cui Mercùri e Toxic Tuna, prende parte al progetto Santa Margaret coi quali vince un Coca Cola Summer Festival e un MTV Best New Generation.
Con questa formazione calca i palchi del Primo Maggio di Roma, del Roma Rock Festival, dell’Hydrogen Festival e del MTV World Stage in apertura ai Duran Duran.

L’incontro nel 2019 con Taketo Gohara, già produttore di Brunori SAS, Elisa, Motta e molti altri, lo porta a lavorare all’uscita del suo primo album prevista nel 2023 per Solid Records, dove Leonardo diventa Lazzaro, la sua voce si fa più roca, i testi più intimi e la produzione intensa.

L’album è anticipato dai singoli “Resta qua”, “Senza sapore” (brano con cui l’abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale e che l’ha portato ad aggiudicarsi il Premio della Critica del mese di febbraio 2023) e “Pierrot e un pagliaccio”, la sua ultima uscita (13 aprile 2023).

Di tutto questo, e di molto altro, ne abbiamo parlato direttamente con lui, in questa interessante intervista.

Partiamo proprio da “Pierrot E Un Pagliaccio“, il tuo ultimo singolo. Ci racconti i significati ed i messaggi che questo brano contiene?
La canzone nasce da una foto scattata durante un carnevale di tanti anni fa: i due bambini ritratti in quella foto (che vedete anche nella copertina del singolo) siamo mia sorella ed io mascherati da Pierrot e da pagliaccio. Ho cominciato a scrivere il brano osservandola, tra le tante che ho appese sul muro del salone di casa mia, e ho pensato che quell’immagine rappresentasse perfettamente la metafora del grande circo che è la vita, che è stata la nostra vita. Un gioco di riflesso, un sostenersi incondizionatamente, la promessa di non arrendersi mai e noi due che da bambini ci ritroviamo improvvisamente nel mondo dei grandi e tra grandi “maschere”. La musica, il teatro, il rispetto dei ruoli e la capacità di esorcizzare col sorriso anche il dolore più profondo, sul palcoscenico come nella vita di tutti i giorni dove davvero, in fondo, “nessuno sa chi sei…

Pierrot E Un Pagliaccio” arriva dopo “Senza sapore“, pezzo con cui ti abbiamo conosciuto all’interno del nostro portale e che ti ha portato a vincere il Premio della Critica del mese di Febbraio 2023. Cosa ci dici riguardo questa splendida canzone?
Come prima cosa vi ringrazio moltissimo per avermi assegnato questo premio. “Senza Sapore” è un brano in cui parlo (o almeno ci provo in maniera più o meno delicata) di rapporti tossici, di quanto siano profondamente deleteri se trascinati oltremodo e di quanto possano fare molto male soprattutto se si tratta di rapporti “adulti”. Della noia di troppe domeniche mattine perse a smaltire la sbronza della sera prima nella speranza di evadere, tra tentativi falliti di recuperare una vita di coppia ormai logora, eccessivi sbalzi d’umore, finte amicizie a contorno e modi effimeri per riempire una voragine di insoddisfazione. Quel senso di smarrimento ed instabilità che ti lascia la solitudine di tutti i giorni e da cui vorresti solo fuggire, per essere altrove.

Due fantastiche nuove uscite, che guardano al futuro: quali sono i prossimi passi del tuo cammino?
C’è in previsione l’uscita di un altro singolo prima dell’estate, bello, molto forte, istintivo… generazionale.
E dopo l’estate vedrà la luce l’album in tutta la sua interezza, e non vedo l’ora.

Facciamo ora, invece, un passo indietro. Ci racconti quando, come e perché ti sei avvicinato al mondo della musica?
Non sono stato io ad avvicinarmi, è lei che mi ha totalmente trascinato. Ero bambino, avrò avuto non più di sette/otto anni e fui folgorato da un gruppo che suonava nel mio paesino, io rimasi incantato davanti al bassista tutto il tempo. Da quel momento non ho mai smesso di suonare e cantare. Poi a 14 anni ho messo su la mia prima band, suonavo il pianoforte, le tastiere e cantavo. La musica è sempre stato il mio unico, grande e incrollabile amore, sopra ogni cosa.

Esistono degli artisti, degli album e/o semplicemente dei brani, che hanno contribuito a portarti a decidere di intraprendere questa strada?
Ci sono stati artisti, album interi che mi hanno aiutato sicuramente a renderla più definita questa strada, a farmi crescere, a capire molte delle mie scelte: penso a “Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd di cui ho anche la copertina tatuata su di un braccio, a tutta la discografia dei Beatles, degli Zeppelin, sino ad arrivare ai dischi di Battisti, di Dalla dal lato musica italiana. Sarebbe davvero infinita la lista, ma credo non si decida di intraprenderla volontariamente “la strada”, che non siano solo i dischi a contribuire: certe cose camminano da sole, la musica ti prende per mano ti trascina verso luoghi, persone e cose che non avresti mai immaginato. E tu, semplicemente, vai…

Guardandoti alle spalle, quale reputi essere, ad oggi, la tappa più importante del tuo percorso?
Devo dire che di tappe importanti ne ho attraversate tante lungo il cammino, ho suonato su palchi prestigiosi con altri progetti negli anni scorsi, dal Primo Maggio di Roma al MTV World Stage di Piazza Duomo.

Però penso che il  momento più importante della mio percorso da solista sia stato l’incontro con i ragazzi di Solid Records, Antonio e Fabrizio, che poi ci ha permesso di fare squadra, costruire un progetto importante, strutturato e di con certo peso specifico dal punto di vista artistico. Anche perché poi siamo riusciti a convincere il grande Taketo Gohara a seguirmi passo passo e produrre le canzoni che compongono l’album, tra i quali i tre singoli [Resta qua”, “Senza sapore”, “Pierrot e un pagliaccio] che sono già online ovunque.

Parlando della tua musica, come la descriveresti a qualcuno che si imbatte, per la prima volta, in un tuo brano?
Vera, autentica, viscerale, curata e suonata bene. Tanto suonata, senza se e senza ma.

Quanto è importante, per il tuo percorso e per la tua crescita artistica, la sfera dei live?
Fondamentale! Non sarei quello che sono se non avessi suonato tanto in giro, se non avessi calcato i palchi più piccoli e più difficili di provincia, prima che i grandi stage. Credo ancora che il palco sia necessario per la crescita di qualsiasi artista, anche se molti non saranno d’accordo o, forse, questo pensiero non è più di moda. Stare sul palco, suonare e confrontarsi con altre persone, avere uno scopo unico è necessario non solo per dare un senso al proprio percorso musicale, ma soprattutto di vita. Capire ed apprezzare, quando diventa qualcosa di più importante, soprattutto lo sforzo di chi lavora per te e ti rende tutto più semplice.

Chi è Lazzaro oggi?
Un uomo maturo, sereno, consapevole dei suoi mezzi e con tanta voglia ancora di crescere, confrontarsi, imparare cose nuove. Di scrivere ancora molte canzoni nuove e poterle suonare in giro insieme a quelle che stanno uscendo e usciranno a breve. Sempre in movimento, fermo mai!

Dove, invece, vuole arrivare?
A questo non mettiamo limiti… Lavoro perché la vita mi porti dove desidero, però dove esattamente non ve lo dico [ride].

Prima di salutarci, una domanda che ci piace porre a tutti gli artisti che intervistiamo: feat. dei sogni?
Domanda difficilissima, ce ne sono troppi, nel corso degli anni i desideri si sono accumulati! Ma rispondo ad istinto e dico Stevie Wonder.

Grazie, è stato un grande piacere. Un caro saluto e a presto.
Un saluto enorme a voi de La Freddezza Music e grazie per il sostegno e per questa bella intervista. A presto.

Profilo Spotify dell’artista.

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