Ecco cosa ci ha raccontato il protagonista dell’episodio 186 di #LFMConsiglia(15marzo).
Stefano Capece, in arte Weet, è un cantautore e produttore italiano.
Nato a Roma, inizia nell’ambiente rap romano per spostarsi poi verso il cantautorato. Nel 2013 si trasferisce a Londra, scelta che cambia la vita dell’artista, dove inizia a studiare produzione e pubblica nel 2016 Bipolare con la Street Label Records ed entra in Urbanology Go Mixtape 3 Go mixtape con Stanco.
Dopo 4 Anni di pausa, nel 2020 riprende a pubblicare musica, con Piovono Gatti e Cani. Salute mentale, in primis, amore e vino poi, questi ultimi argomenti utili per spezzare una tematica centrale così fortemente attenta a delineare le sfumature di disturbi come il bipolarismo o gli attacchi di panico, di cui l’artista ha in prima persona sofferto.
Weet lavora al St. George’s Hospital di Londra in un reparto di medicina d’urgenza, dove ogni giorno incontra tantissime persone e trova scoraggiante il fatto che ci sia così tanta difficoltà a parlare apertamente di disturbi e salute mentale. In maniera più o meno leggera, i brani dell’album (“Attacchi Di Panico – Piano version“, “Psicofarmaci“) danno voce a chi come lui ha sofferto o soffre di questi disturbi, aiutando ad uscirne e a far sentire meno soli tutti coloro che ascoltano la sua musica.
Entra così in Luppolo Dischi per iniziare un nuovo percorso che vede la pubblicazione di vari singoli che andranno a formare “London Spritz l’ep” in uscito il 12 febbraio 2021.
In questa intervista, Stefano ci ha raccontato altro di sé, soffermandosi proprio sul suo ultimo ep.
Cosa rappresenta per te fare musica?
Rappresenta il piu delle volte la fuga dalla realtà anche se fondamentalmente e introspezione. In questo anno difficile e stata la mia salvezza. Mi sono immerso così intanto in note e versi che sono passati mesi senza pensare al lockdown.
Quando hai iniziato?
Ho iniziato nel 2008, da bambino, ad una semifinale regionale del tecniche perfette.
Sono nato nel rap romano anche se ho subito smesso perche non faceva per me quell’attitudine li. 8 anni dopo ho pubblicato un album “Bipolare” che e un misto tra rap,reggae, indie e vari altri generi. 3 anni dopo ho riniziato in questa nuova veste cantautorale.
Se dovessi indicare uno dei momenti più importanti del tuo percorso artistico (fino a questo momento), quale sceglieresti?
Penso la pubblicazione di “Attacchi di Panico” perchè lo reputo il mio pezzo piu forte e duro, anche se meno commerciale di altri per via del tema. Tema che viene trattato realmente in tutta la sua crudezza in quanto ho sofferto a lungo di disturbi d’ansia.
Come descriveresti Weet e la sua musica?
Weet è un complessato, bipolare, ansiogeno, disilluso ma ha anche dei difetti.
Parla d’amore e di ansia, su sue produzioni e registra tutto da Londra dove vive.
Qual è il punto di arrivo che ti sei prefissato?
Nessun punto di arrivo. Anzi sÌ, continuare a fare tutto questo senza mai pentirmi di nessun pezzo e continuare ad essere sempre sincero in quello che faccio.
Certo mi piacerebbe che un giorno tutto questo diventasse una cosa seria semplicemente per potermi comprare tutti gli strumenti che sogno di avere.
Entriamo nel merito della importante ultima uscita, il tuo ep “London Spritz Cosa” rappresenta per te? Ti va di raccontarcelo traccia per traccia?
“London spritz” rappresenta per me il lockdown duro che ho vissuto a Londra. Lavoro in ospedale ed e stato per me la fuga dalla realtà e dal reparto in cui lavoravo.
E’ stato il mio modo di raccontarmi. Le ore che dedicavo all’album erano le uniche della giornata in cui non leggevo o parlavo di covid. Rappresenta tanto per me anche musicalmente in quanto ho prodotto tutte le canzoni che trovate nell’Ep. E’ stato un lavoro duro ed ossessivo ma che mi ha ridato tanto.
Partiamo con “Di punto in bianco”.
“Di punto in bianco” nasce da un ricordo. Ero fuori casa mia a fumare e per qualche motivo ho avuto un flashback di un me 17enne che fumavo questa ultima sigaretta con la fidanzatina del tempo. E’ stato un viaggio veloce nei ricordi e nelle sensazioni che avevo vissuto. Sensazioni e ricordi che avevo completamente dimenticato e che sono tornati tutti insieme.
Passiamo a “Specchi” (feat. Tamì).
“Specchi” è semplicemente il mio senso di inadeguatezza in ogni contesto che ho deciso di raccontare in questa canzone. Il tutto è arricchito da Tami che per me è una futura star della musica italiana, perché semplicemente adoro tutto quello che fa e la stima che ho per lei è pressoché infinita.
Proseguiamo con “Aceto”.
“Aceto” nasce da una litigata e da dubbi e domande che mi sono posto. Sono riflessioni che ho fatto su questa atmosfera chill jazz arricchita dal sax di AKU. E’ una canzone diversa da quello che faccio solitamente per sonorità e testo.
Concludiamo con “Due cartine”.
Per “Due cartine” ho immaginato di tornare finalmente a Roma dai miei amici, dopo anni di lockdown a Londra. Ho immaginato che non fosse cambiato niente; ho immaginato le serate che ero abituato a fare da pendolare Londra-Roma; ho immaginato di ritrovare i miei amici di sempre davanti al pub; ho immaginato di trovarli a fare quello che abbiano fatto per una vita prima che partissi per Londra, prima del lockdown.
In più il brano ha questo suono lofi che adoro e che porterò sempre di più nella mia musica.
Prima di salutarci, qualche spoiler sulle prossime uscite? A cosa stai lavorando?
Fine Maggio/inizio giugno esce un pezzo super chill/lofi; penso sia veramente forte e non vedo l’ora di farlo ascoltare. In più sto preparando con tutta calma due pezzi molto molto molto belli, con due featuring importanti.
Grazie ancora per la disponibilità e in bocca al lupo per tutto
Grazie a voi, è stato un piacere.