Intervista – Pensieri ed emozioni: Albert

Intervista esclusiva ad uno degli artisti più seguiti e più amati, del panorama emergente italiano.

Albert, nome d’arte di Leonardo Benedettini, è un “cantastorie” (come lui stesso si definisce), nto il 21 Novembre 1997 a Bruxelles, in Belgio.
Albert è un “vecchio amico” del nostro portale; nell’ottobre 2020, infatti, ha partecipato al “La Freddezza Music Show” (il video-concerto, disponibile sul nostro canale YouTube, per celebrare il primo anniversario dalla nascita del portale) con un affettuoso bel video-messaggio, dedicato a tutti noi e a chi ci segue.
In questa intervista, ha risposto alle nostre domande con grande disponibilità, raccontandoci di sè, della sua musica e dei suoi progetti
Senza dilungarci troppo, lasciamo la parola direttamente a lui.

Ciao Albert. Innanzitutto grazie per la tua disponibilità, ancora una volta, e per averci concesso questa intervista.
Partiamo dall’attualità, nello specifico da “Casa sul mare“, la tua ultima uscita. Ti va di raccontarci questo splendido brano?

Ciao ragazzi, Grazie a voi!
Certo, “Casa sul mare” racconta la storia di un bambino cresciuto in una società nella quale non è previsto spingersi al di là dei proprio limiti, così come non vi è entusiasmo per chi tenta di superarli.
Un bambino, osservando fin da piccolo l’orizzonte dalla sua finestra che si affaccia sul mare, si chiede se al di là di quello vi sia altro o se il mondo finisce lì dove l’occhio umano arriva a fatica.
Inizia così un viaggio di mesi e mesi per il mare e piu il tempo passa più l’orizzonte si allontana .
Il brano si rifà al poema epico dell’Odissea tratteggiando le difficoltà che si incontrano nel superamento sei proprio limiti.
Solo i più determinati, seppur con parecchie difficoltà riescono a superarli.

Facendo un passo indietro, invece, quale è stato il primo pezzo che hai scritto?
Il primo brano che ricordo di aver scritto seriamente è stato “Prosa alla ribalta” un brano uscito nel 2015 e pubblicato solo su YouTube nel quale mi lasciavo trasportare da un flusso di coscienza imperante dettato dall’amore per le parole e per la scrittura che tutt’oggi conservo gelosamente.

Proprio in riferimento agli inizi, ti ricordi il momento in cui hai deciso di iniziare a fare musica?
Non credo ci sia stato un momento preciso in cui ho deciso che avrei fatto questo: sicuramente la scomparsa di mio padre mi ha levato qualsiasi freno inibitorio, così come dopo tre anni dalla sua scomparsa il mio primo contratto discografico con Warner Music all’età di 19 anni.
Tutto comunque partii dal freestyle; lì capii che avrei potuto giocare in modo originale con le parole.

C’è un artista, un brano e/o un album, che ha contribuito al tuo avvicinamento al mondo della musica?
Agli arbori l’artista che mi ha spinto più di tutti ad approcciare il genere rap è stato senza dubbio Fabri Fibra.
Artista del quale oltre ad essere un fan boy ero anche attratto per la capacità di imporsi nel mercato musicale andando contro tutti i “cliché”della classica musica italiana.
Negli anni e sopratutto nell’ultimo periodo la mia stella cometa è De Andrè, artista dal quale ho colto tutta la passione per la scrittura di storie riguardanti la figura dell’inetto e non solo.

Scorrendo la tua discografia, emerge una delle tue tante peculiarità, ossia quella di essere sempre molto prolifico, in termini di nuove uscite. 
Ci racconti il processo creativo dei tuoi pezzi? Ti fai influenzare da quello che ti circonda, tipo flusso di coscienza, oppure parti, nella scrittura, con in testa un tema ben definito, da trattare?

Di solito l’ispirazione sorge dalle piccole cose, dalla noia o dalla banalità del quotidiano che a volte mi fa notare degli aspetti della vita che erano proprio lì sotto al mio naso ma che non avevo mai considerato.
Ultimamente il mio processo creativo è incentrato sullo scrivere dei racconti che sappiano di favole e fiabe perciò sono molto metodico nello scrittura.
Capita tante volte che per scrivere un racconto parta a scriverlo in prosa segnandomi magari con dei piccoli schemi i protagonisti, gli antagonisti le vicende principali e la morale.
È molto importante per me rendere un racconto, che potrei narrare in dieci minuti, una sintesi ben fatta che non dia adito a dubbi su quella che è la storia in sè, ma lasciandola aperta ad interpretazioni personali.
Capita altresì che sia una sola parola a scaturire in me una serie di figure ed immagini che mi guidano inconsciamente verso un racconto che vedo realizzarsi verso dopo verso. 

Quali sono i messaggi principali che vuoi trasmettere con la tua musica?
Penso che la musica non sia per forza un mezzo con il quale veicolare messaggi ma piuttosto che sia il fine dei miei pensieri volti a stimolare nell’ascoltatore una riflessione.
Con le fiabe sonore che sto scrivendo noto che sempre più spesso i racconti hanno delle morali di fondo su cui è inevitabile interrogarsi.
Mi piacerebbe che la mia musica stimolasse questo: dibattiti, riflessioni, pensieri e sopratutto emozioni, quella che ti fanno venire la pelle d’oca.

Tra tutti i brani, editi e non, ne esiste uno che preferisci? 
Difficile dirlo, le canzoni sono come i figli, è impossibile sceglierne uno su tutti, sicuramente ci sono dei brani a cui sono molto legato, te ne scrivo due: Zafferano e Bocca di rosa 

Esiste un modello a cui ti ispiri?
Artisticamente parlando il modello che seguo è quello del cantautore silenzioso.
Mi piacerebbe che in una società in cui siamo abituati a vedere e conoscere ogni secondo della vita del nostro idolo ci sia un progressivo ritorno a differenziare l’artista dalla persona.
Mi piacerebbe vedere più artisti come delle figure per le quali nutro una grande passione e rispetto come per i grandi cantautori italiani più che come degli influencer.
Apprezzo molto il mistero che si cela dietro artisti silenziosi che lavorano nell’ombra dei propri pensieri piuttosto che di cantanti sempre appresso ai social media.

Con quale artista ti piacerebbe collaborare?
Leggendo questa domanda me ne vengono in mente dozzine, anche qua te ne lascio due, distanti ma vicini per scrittura, perché uno è troppo limitante: Edoardo Bennato e Claver Gold

Quali sono i prossimi passi? A cosa stai lavorando?
Sto lavorando da qualche mese ad un progetto molto grosso e faticosa dal quale ho tratto tutti i miei migliori racconti.
Non vi dirò troppo ma sarà un progetto che scava in altri campi oltre a quello musicale e che ha come focus la narrazione di novelle popolari riportate ai giorni nostri in termini di suoni e di ambientazioni.
Personalmente credo sia un lavoro unico nel suo genere e che mi auguro possa fare da apripista per tutti i cantautori che amano mettersi in gioco.

Prima di salutarci,  c’è qualche consiglio che vuoi dare ai tantissimi giovani artisti, che desiderano entrare in questo mondo?
Il consiglio più sincero che posso dare è di fregarsene dei dogmi discografici, dei numeri, degli streaming e così via.
Viviamo in un epoca in cui tutto si basa sui numeri, i numeri sono numeri, ma le emozioni valgono molto di più.
Scrivete, cantate, create per essere i migliori e per essere originali, non vi omologate alla massa, la massa cerca idoli nelle persone comuni che appaiono come unici.
Siate la persona che vorreste vedere allo specchio senza dimenticare di essere voi stessi.

Grazie Albert. È stato un grandissimo piacere. 
Grazie a voi per piacevole intervista!
A presto.

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