Il protagonista di #LFMConsiglia ep. 1, racconta il suo ultimo disco.
Play Tc, al secolo Marco Antonio De Cicco, classe ’96, è autore e compositore in attività dal 2015.
Nel suo percorso artistico arriva a collaborare con figure illustri della scena rap italiana old school tra cui Inoki e Kiave.
Oltre all’altissimo tasso tecnico ed artistico, Play Tc rappresenta una fiugura di grande importanza per il nostro portale.
Proprio lui, infatti, il 22 ottobre 2019 è stato il protagonista del primo episodio della nostra rubrica #LFMConsiglia.
All’epoca, ve lo presentammo con il brano “Più In Là”, uno dei pezzi presenti in “Privato”, (il suo secondo album da solista, disponibile dal 16 maggio 2019).
A più di due anni di distanza, lo abbiamo contattato per chiedergli di raccontarci l’ennessimo importantissimo passo del suo percorso. Il 5 novembre, infatti, è uscito “Troppo Tardi“, (Fiero dischi, con la collaborazione di Zanella Productions, grafica Enrico Abbattista, registrato al SoundcheckLAB) il suo ultimo album, progetto completamente autoprodotto dall’artista .

In questa interessante chiacchierata, l’artista ci racconta, traccia per traccia, la sua ultima opera, regalandoci anche qualcosa di sé, del suo passato con lo sguardo rivolto al futuro.
Prima di entrare nel merito del tuo album, partiamo dal principio.
Cosa ti ha portato a fare musica?
È stata la casualità. Quando avevo 15 anni sentii il mio migliore amico rappare i versi di una canzone e mi incuriosì parecchio…
Ho iniziato ad avvicinarmi al rap piano piano, o meglio, fin quando non ho iniziato a scrivere testi.
Quali reputi essere le tappe più importanti del tuo percorso artistico, fino a questo momento?
I fallimenti. Va bene le vittorie e la gloria ma non è quello l’elemento che rende un artista come qualsiasi altro essere umano.
Modelli di ispirazione?
Mi piace ispirarmi, in linea generale, al concetto di futurismo. Tutto quello che può essere “lontano” e surreale fa parte del mio mondo.
Veniamo a noi. “Troppo tardi”, il tuo album. Ci racconti la scelta del titolo?
“Troppo Tardi” è una frase d’impatto. È una frase negativa ma che lascia intendere che ci sarà un cambiamento drastico. Per cui ho pensato che quella frase potesse rappresentare perfettamente non solo il mio album ma tutto il mio percorso artistico consolidato da una miriade di “Troppo Tardi”…
Apre la tracklist, “Let Me Know“.
Parlavamo poco fa del tempo ed eccoci qua con “Let Me Know” [sorride].
Il testo di questa traccia vuole consolidare tutto ciò che ci siam detti riguardo alla scelta del titolo e anche l’immaginario futuristico in cui ci siamo immersi col mio team (consiglio la visione dei 4 mini episodi pubblicati su Instagram @play_tc_)
Cosa ci dici, invece di “So High”?
“So High” inizialmente era nata come una sorta di colonna sonora che è uscita fuori durante le mie sessioni di cazzeggio. Aveva violini e violoncelli, poi ho rimosso tutto, ho lasciato solo la chitarra principale, ho messo due accordi di piano e ho dato sfogo al mio flusso di coscienza.
È una traccia che vuole liberarsi dal tempo e dalle catene della società.
Passiamo a “VVV”.
“VVV” è una pazza gioia. Ho quasi sempre fatto canzoni tristi o aggressive perché mi viene da scrivere maggiormente in quei casi ma quando i pianeti si allineano, sono felice e ho la base giusta c’è il pericolo che esca una traccia come quella che spruzza bounce da tutte le casse. Anche lei segue il filone di “So High” ma è più ritmata e specifica.
Proseguiamo con “Dance Hit” (feat. EmmeErre).
“Dance Hit” è nata al volo e quasi a caso. Avevo fatto questa base ma non mi convinceva moltissimo, o meglio, fin quando nel tentativo di cercare pareri la mandai ad Emme che non si sa come aveva già una strofa precisa per il tempo e per il mood della base. Neanche il tempo di mandarmela che ero già convinto che sarebbe diventata una delle mie tracce preferite, totalmente il contrario di quello che pensavo inizialmente.
È la volta di “God Damn”.
Con “God Damn” mi ricordo che quando l’ho composta mi sono veramente sbalordito di me stesso. È chill ma è uno di quei pezzi in cui sono riuscito a cucire bene il mio tono di voce con il beat.
Giro di boa con “Non C’è una fuga”.
“Non C’è Una Fuga” è un brano che è uscito dopo aver creato “Equivoco“. Sostanzialmente ero preso male dalla rottura con la mia ex di quel periodo e non riuscivo a distogliere l’attenzione da quella storia.
Eccoci proprio ad “Equivoco”.
“Equivoco” è stata appunto la manifestazione più esterna di quelle emozioni che provavo in quel periodo di rottura di cui parlo in “Non C’è Una Fuga“.
Creai un provino giusto per sfogo ma poi mi accorsi che piacque molto e decisi di inciderà e pubblicarla.
Cosa ci dici, invece, di “Le Cose Belle Fan Soffrire”?
Io amo tutte le altre canzoni ma questa è sicuramente una delle mie preferite in assoluto.
“È vero che le cose hanno una fine, come tutte le cose tendono a sbiadite”.
Quello che mi provoca quel brano è una malinconia cosmica che non riesco a descrivere ma mi fa impazzire.
Ultima parte della tracklist, in cui è presente “Space Girls”.
“Space girl” è dedicata alla mia lady, lei è identica a me ed entrambi siamo fissati con lo spazio. Per cui mi sembrava più che doveroso fondere tutte queste belle cose in una canzone sola. “Space Girl”, da non confonde con Spice Girl.
Siamo quasi alla fine. È il turno di “Nella Calma Sto Male”.
È un pezzo che rappresenta un po’ la mia indole. Io ho bisogno di toccare il fondo della mia debolezza per riuscire ad emergere più forte di prima. Inizialmente volevo scartarlo perché non mi piaceva molto, poi l’ho rivalutato.
Chiude l’album, “Mai”.
“Mai” è un’altra delle mie tracce preferite.
È una colonna sonora per film come Interstellar se proprio vogliamo esagerare (e vi assicuro che vogliamo esagerare tantissimo).
Provate ad ascoltarla mentre siete in macchina di notte o in cuffia quando siete in camera vostra…
Per concludere, fai un augurio a “Play TC” per il futuro.
Auguro a Mr Play di fare i fallimenti giusti. Ovviamente gli auguro, alla fine, di diventare quello che realmente vuole essere e non quello che questo mondo potrebbe farlo diventare.
Grazie per la disponibilità, è stato, oltre che molto interessante, un vero piacere.
Grazie a voi per avermi “ospitato” in questa intervista, un saluto.
