Intervista alla protagonista dell’episodio 67 di #LFMConsiglia del 15 aprile 2020.
Gabriella Di Capua, artista classe 1994, è una cantante jazz italiana, protagonista con “Saka”, uno dei suoi pezzi, dell’episodio 67 di #LFMConsiglia, dello scorso 15 aprile 2020.
Gabriella è stata tra i protagonisti del “La Freddezza Music Show“, il video concerto (pubblicato sul nostro canale YouTube), pubblicato in occasione del primo compleanno del nostro portale.
In questa intervista, Gabriella ci porta all’interno del suo mondo tra passato, presente e progetti futuri.
Senza dilungarci oltre, vi lasciamo direttamente alle sue parole.
Ciao Gabriella, ben ritrovata.
All’interno del nostro portale, abbiamo parlato spesso di te e del tuo percorso artistico.
Tuttavia, sarebbe molto interessante conoscere il tutto, raccontato dalla tua prospettiva. Ti va di parlarci del tuo cammino fatto per arrivare fino a questo punto?
Innanzitutto grazie per avermi supportato, è sempre bello trovare persone appassionate come voi, e il mio cammino si basa proprio su questo: la passione.
Sono proprio nata nella musica, mio padre mi ha fatto cantare un brano con il suo coro gospel all’età di 3 anni e a 4 mi ha insegnato a suonare il pianoforte. Da qui poi ho lasciato la musica per un po’, dagli 8 anni fino ai 16, in cui ho riscoperto la mia voce e ho iniziato a immaginare un percorso lavorativo nella musica. Finito il liceo ho iniziato l’avventura del conservatorio, da cui sono uscita in ottobre con 110 e lode, dopo aver frequentato il biennio in Canto Jazz al Conservatorio G. Verdi di Milano. Oltre al percorso accademico, ho iniziato poi a pensare ad un progetto di musica originale che poi è diventato “In the Night”, il mio primo disco. Da qui ho poi iniziato a suonare un po’ in giro per l’Italia, partendo dalla forte base a Napoli e dintorni, per poi iniziare a suonare a Milano e poi in varie regioni, che mi diverto a esplorare quando ho qualche data.
Quale tappa reputi essere, fino a questo momento, la più importante e significativa?
Quest’anno ho suonato per la prima volta fuori dall’Italia, a Mosca, grazie a Pellegrino con cui collaboro come voce della sua live band nel progetto Zodyaco. Per me è una tappa fondamentale perché per la prima volta mi sono esibita davanti a persone che non parlavano la mia lingua e sul palco mi esprimevo in inglese. Nel brano che ho da solista, ho avvertito palesemente l’energia dell’emozione della prima volta. Ho deciso che ogni anno dovrò almeno suonare minimo una volta in Europa o all’estero, come obiettivo personale di crescita.

Come descriveresti la tua musica?
La mia musica è un flusso, un trip, dei minuti da passare in totale relax e sperando che chi la ascolta si faccia dei viaggioni [ride]; la vorrei definire come un animale notturno, sinuoso e a tre colori: nero, verde e viola. Che poi sono i colori della copertina “In the Night”. Vorrei fosse musica al di fuori da catalogazioni, al di fuori della definizione di genere, vorrei che le persone la accostassero a dei momenti delle loro giornate o della vita, senza soffermarsi sul jazz, sull’hip-hop, sul pop etc.
Quali sono, se esistono, i tuoi modelli d’ispirazione?
I miei modelli di ispirazione nella vita sono i miei genitori. Artisticamente parlando, i miei valori sono: la passione, l’entusiasmo e l’originalità. Non che mi definisco originale da sola, ma interessandomi tanto a personalità artistiche della musica e della pittura, ho letto che per alcuni artisti l’originalità viene dalla capacità di rubare anche, non di copiare, rubare qua e la per costituire poi il proprio progetto e i miei modelli sono gli artisti che hanno mantenuto il coraggio di essere fuori dal mercato. Creando con originalità il proprio progetto, anche fuori dalle righe, ammiro la perseveranza di chi rimane fedele a ciò che ama, ma senza farsi limitare da questo. Mi ispiro a qualunque artista dimostri apertura mentale e entusiasmo nell’approccio di qualsiasi cosa concepisca o gli venga proposta. Entusiasmo anche nei momenti di scoraggiamento.
Veniamo proprio a “In the Night”, il tuo album. Ce lo racconti?
“In the Night” è il mio primo disco, come detto, ed essendo il primo, sto ancora imparando tante cose e lavoro molto per me stessa, mi piace curare tutti gli aspetti della creazione e delle pubblicazioni. Nasce da alcuni testi che scrissi tanti anni fa, in un momento difficile, raccontando sensazioni contrastanti in merito ad una storia d’amore. Dopo qualche anno, con Alessio Busanca, abbiamo rielaborato i brani creando poi lo stile e il suono che c’è oggi. Purtroppo, la pubblicazione è stata posticipata di un anno perché doveva essere l’anno scorso, ma siamo più che felici che sia uscito quest’anno, anche se in ritardo. L’ispirazione è venuta da artisti come Robert Glasper, Hyatus Kayote, Jordan Rakei, Rejjie Snow, Tom Mish, Thundercat.
Quale, tra quelli presenti all’interno della tracklist, indicheresti come “brano manifesto” dell’album?
Il brano manifesto è il mio preferito [ride] che è “Saka“. Il titolo non ha senso, ma ha un grande senso il brano per me. Nato dalla mia prima (e forse unica) ispirazione di getto, mi viene in mente l’idea per la prod e poi al mic è uscito tutto spontaneamente, in inglese poi. Nel peggior momento della mia vita, dove si stava sgretolando un microcosmo importante della mia vita, è uscito quello che poi ho scoperto essere il brano preferito di molti. Si vede che si sente che è onesto e che viene dalla sofferenza.
Altri progetti in cantiere?
Sto iniziando a raccogliere le idee per un nuovo disco. Sulla scia del primo ma anche molto diverso. Vorrei sperimentare di più a livello di sound e vorrei creare un concept molto diverso. Questa volta molto più basato sul visual, ma di più non so dire perché è ancora tutto embrionale. Per ora ho tre inediti di cui sto definendo la forma definitiva. Nel frattempo continuerò a suonare in giro la musica di “In the Night” e infatti sto accostando delle date in giro per l’Italia per questo dicembre.
Chi è Gabriella oggi?
Gabriella oggi è una ventisettenne (aiuto) che ancora deve capire tante cose ma che ha deciso di divertirsi mentre le capisce, circondandosi di belle persone e di belle vibrazioni. No more bad vibes. Sto cercando di crescere in un mondo sempre più difficile, ma rimanendo sempre me stessa, anche se a volte anche a me la mia identità non è chiara e nel lavoro che faccio spesso è controproducente. Spero che però la mia musica continui ad evolversi per rendere più chiara la mia identità attraverso di essa.
Dove, invece, vuole arrivare?
Gabriella vuole arrivare ovunque desideri di arrivare. Spero sempre meglio del giorno prima. Spero vivamente che io possa suonare sempre di più in Italia e che io possa iniziare a suonare anche in Europa. Ultima speranza: arrivare a New York e produrre musica lì per un po’. Il clichè del sogno americano.
Prima di salutarci, ti poniamo una domanda che riproponiamo in ogni intervista, perchè dalla risposta tanto si può capire dell’artista in questione: qual è il tuo feat dei sogni?
Adoro questa domanda! Che difficile! Però un solo nome mi si è palesato con luci luminose e un suono trionfale: Beyoncè! La donna più tosta e l’artista più vicina alla perfezione che io conosca. Ovviamente tra gli artisti dell’epoca contemporanea. Anche se non sarei capace di cantare mentre salto o ballo, ma credo che una volta fatto un featuring con lei, potrei anche esibirmi seduta in poltrona. Questa immagine mi ha fatto pensare al Tiny Desk Concert di Little Simz (che ho scoperto solo qualche settimana fa) che sarebbe un altro featuring niente male.
Grazie Gabriella ancora una volta, per la tua grande disponibilità.
Grazie a voi ragazzi, siete il top! A presto J.
Profilo Spotify dell’artista