Gabriella Di Capua, artista classe 1994, è una cantante jazz italiana, (protagonista con Saka, uno dei suoi pezzi, dell’episodio 67 di #LFMConsiglia, del 15 aprile 2020).
Gabriella, figlia d’arte, vive fin da tenera età immersa nel mondo della musica. Ben presto il suo interesse per questo mondo prende piede, portandola sempre più ad entrarci da protagonista, intraprendendo studi musicali sin da piccola ed appassionandosi al pianoforte.
Il suo percorso procede spedito (tra studi, live e nuove uscite) fino ad arrivare, nel 2021, all’uscita di “In the Night”, il suo primo disco (pubblicato con l’etichetta Romolo Dischi).
Disponible dall’11 marzo 2022 “Kind of Happiness” è l’ultimo singolo estratto dall’album, accompagnato da un lyric video animato in 3D.
Il brano, musicalmente, è un tributo a Jamiroquai e Incognito; il testo parla di dipendenza. Il concetto di felicità ad essa legato ne é il punto focale. C’è chi basa la propria felicità su una persona, chi sul lavoro, chi su un oggetto, chi su una sostanza e così via.
Tutti ricerchiamo un certo tipo di felicità (kind of happiness) e finiamo, poi, per essere dipendenti da essa, altrimenti, per cosa dovremmo vivere? Riusciremmo a vivere senza pensare che alla fine andrà tutto bene? (“One day everything will be ok, could you live thinking it will not?”) Il periodo da cui stiamo uscendo a fatica è stato costellato di frasi come “andrà tutto bene” e non è un caso.
La parola “dealer”, presa dallo slang di strada, è usata per dire che ognuno ha il proprio venditore, o anche detto spacciatore, di felicità. “And that’s because everybody is a junkie; everybody has his dealer. Will you be mine?”.
Il video racconta la storia di un essere umano che è bloccato nello spazio, rappresentazione di un angolo della sua mente in cui é chiuso, poiché vittima della dipendenza.
Quest’ultima è rappresentata dalla sfera che gira su se stessa: incombe su di lui, anche se prova a liberarsene ballando.

Anche la copertina del singolo riprende la sfera, che rappresenta il circolo vizioso infinito della dipendenza; è fatta di vetro perché non fa altro che riflettere noi stessi, in modo alterato, quasi attraente, per tenerci sempre vicini e per non farci guarire.
Dopo c’è una svolta: l’essere umano inizia a prendere coscienza di sé come singolo elemento, parte dell’universo, visualizzando che la realtà non era quella che stava vivendo. La sfera, quindi, inizia a destrutturarsi, acquisendo forme diverse in un limbo tra notte e giorno, il tutto su una scacchiera, simbolo dell’infinito loop di partite della vita che giochiamo tutti.
Dopo la sua presa di coscienza, la sfera si dissolve e l’essere umano si ritrova nel mondo reale, libero di essere se stesso e di ballare in quello che prima era il mondo che la sua dipendenza aveva alterato.
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