Intervista – Ugo Crepa tra passato, presente e futuro.

Intervista al protagonista dell’episodio 180 di #LFMConsiglia e vincitore del Premio della Critica del mese di Marzo 2021.

Ugo Pronestì, in arte Ugo Crepa, è un giovane rapper e cantautore di Napoli.
Protagonista dell’episodio 180 di #LFMConsiglia, del 2 marzo con il brano “Come la luna”, con il suo sound diviso tra rap, new soul, r&b e funk, e con la sua scrittura che viene a configurarsi come un poetico mosaico introspettivo, ha conquistato tutti fin da subito, tanto da portarlo ad agiudicarsi il Premio della critica (assegnato dai membri nel nostro staff) del mese di Marzo.

Per conoscerlo ancora meglio, gli abbiamo dedicato anche un approfondimento nell’aprile 2021, entrando ancora meglio all’interno del suo mondo (se te lo sei perso, clicca qui).

In quanto reputiamo essere Ugo uno degli elementi più interessanti del panorama emergente italiano, abbiamo deciso di contattarlo per progli qualche domanda.
Con grande disponibilità, l’artista ha risposto raccontandoci di sè, della sua musica, del suo percorso.

Iniziamo parlando un po’ di te. Ci racconti il tuo avvicinamento al mondo della musica?
È stato strano, in quanto è stato secondario alla scrittura.
Avevo cominciato a suonicchiare qualche strumento ma diciamo che non ho mai avuto la pazienza per applicarmi fino in fondo.
In casa si ascolta da sempre buona musica, sarebbe stato automatico.
Nel rap ho trovato il buon equilibrio che mi ha permesso di mettermi in gioco.

Cosa vuol dire, per te, fare musica?
Dipende dallo stato d’animo.
Alle volte, a dirla tutta, non è neanche una bella sensazione. “Analizzarmi” in una parola.
Non sempre conviene, però è anche l’unico modo che conosco, quello di dare agli altri la persona e non il personaggio.

Ti abbiamo conosciuto, nell’episodio 180 della nostra rubrica #LFMConsiglia, con  “Come la luna”, fantastico pezzo che ti ha portato anche ad aggiudicarti il Premio della critica del nostro portale, del mese di Marzo 2021.
Ci parli un po’ di questo brano?
La produzione è di IllGrosso, quello che mi ha permesso di mettere su questa super squadra targata Roma-Napoli, il basso è suonato da Gabbo.
È stato un esperimento, a quanto pare riuscito, su un sound che forse mi appartiene più di altro, ma al quale non mi ero mai approcciato.
Sono contento sia arrivato il messaggio, lo reputo uno dei miei migliori brani.

C’è qualche modello che ha influenzato la tua crescita artistica?
Le persone con cui lavoro, tanta musica cantautorale italiana e tanta black music.
Trovarne una sarebbe davvero complicato.

Nel panorama artistico attuale, a quale artista pensi di somigliare e/o vieni paragonato?
Quello che dico sempre è che i paragoni li lascio agli altri.
Non credo di fare niente meglio di nessuno, ma nessuno fa quello che faccio io come me.

Cosa vuol dire, per te, collaborare a stretto contatto con un grande del panorama musicale italiano, come Squarta?
Credo di essere in una botte di ferro, una persona come lui non solo ti arricchisce musicalmente, tramite capacità ed esperienza, ma anche umanamente. Abbiamo stretto un super rapporto e in questo ambiente una cosa del genere è davvero difficile.

A proposito di collaborazioni con grandi artisti, veniamo ad una che, immaginiamo, essere un’altra tappa molto importante del tuo percorso artistico; stiamo parlando la tua presenza nell’ultimo disco di En?gma.
Ci racconti questa esperienza? Come è nata la cosa e cosa ha significato per te?
La cosa è nata Tramite Francesco, che ci vedeva bene una mia strofa all’interno della posse e l’ha proposta ad En?gma, che si è fomentato e non ha avuto nessun problema a collaborare.
Per me è stata una super soddisfazione, perchè avere “consensi” da chi ha spianato la strada di questo genere inorgoglisce sempre molto, è la benzina per dare il meglio.

A quale dei tuoi pezzi sei più legato?
In realtà li rigetto un po’ tutti.
Sono affezionato, se così si può dire, anche alle bozze che butto, ma una volta uscite non sono più mie, penso alla prossima, è la amo finché non esce.

Quale palco vorresti calcare, un giorno?
Fare un concerto al Madison Square Garden, ma mi accontenterei anche di Sanremo rimanendo in Italia [sorride].

Come detto, hai avuto ed hai tutt’ora modo di collaborare con grandissimi artisti ma esiste  “feat. dei sogni” che sogni di realizzare un giorno?
Anderson Paak.

Che consigli ti senti di dare ai giovani che si approcciano per le prime volte al mondo della musica?
Non cominciare.
Però, se proprio te la senti sii te stesso, lavora sugli errori e non accontentarti dei pareri positivi.

Prima di salutarci, ci racconti “Postumi“, la tua ultima uscita?
Il pezzo è un viaggio personale tra le conseguenze della vita.
I postumi, che spesso vengono associati al giorno dopo di una serata alcolica, nel caso della canzone non sono altro che tutto ciò che comporta un certo tipo di azioni, relazioni.

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