Intervista – Don Diegoh racconta “Addio, a domani”, il suo nuovo album

Intervista esclusiva al rapper calabrese classe ’84, elemento di spicco della Macro Beats.

Rapper calabrese classe ’84, Don Diegoh è sicuramente uno degli elementi più stimati, del panorama rap italiano.
Si fa notare, all’inizio della carriera, per la sua capacità di fare freestyle.
Importante il 2006 nel suo percorso artistico, anno in cui arriva secondo al “Tecniche Perfette”, viene eletto rivelazione dell’evento dalla rivista di settore “Groove” ed inizia un percorso fatto di live, dischi e collaborazioni con la crème della scena underground nazionale.

“Addio, a domani.” è il titolo del nuovo album di Don Diegoh, disponibile dall’11 febbraio 2022 per Macro Beats, e distribuito da Artist First. All’interno 11 canzoni legate tra loro da un concept e da colori differenti in confronto a ciò a cui l’artista ci aveva abituato in passato. 
Il discosegna il ritorno di Don Diegoh da solista dopo una serie di lavori composti e firmati sempre in coppia con un solo produttore. L’ultimo – Disordinata Armonia (XL Edition), realizzato con Macro Marco – era stato rilasciato a fine 2019. 
Questa scelta viene presto spiegata dall’intimità dei temi trattati dal Rapper calabrese classe ’84. “Addio, a domani.” è, infatti, un racconto che ruota intorno alla sfera dell’amore, descritto in tutte le sue sfumature e fasi. Inizia da una fine, narrando le conseguenze dell’interruzione di una storia, per poi attraversarne tutti gli step: i ricordi, l’incontro improvviso con una nuova persona, i bilanci, i sogni, le paure, i momenti più critici e le riflessioni sul futuro. Si chiude, infine, con una lunga lettera che Diego scrive a sé stesso per guardarsi dentro e disegnare un nuovo inizio. 

“Per parlare di questo album devo partire da un dettaglio per me importante: negli ultimi 20 anni, raramente, avevo scritto i miei testi su un foglio. Ho sempre tenuto quasi tutto in testa, puntando sulla mia memoria. Per la prima volta, ho cambiato questo processo: scrivere sul foglio mi è servito, paradossalmente, a dimenticare. A non tenere più dentro molte delle esperienze contenute in queste canzoni, per fare spazio al presente. Questo è, dunque, il disco che avrei sempre voluto fare: per crescere come individuo, per sfidarmi dal punto di vista artistico, per lasciare il passato dov’è e costruire il futuro.”

La volontà di uscire dalla propria comfort zone si sviluppa anche e soprattutto attraverso la cifra stilistica del disco. Alle rime si aggiungono elementi come il canto, la melodia, la selezione di musicisti in grado rendere l’opera un percorso sonoro e di generi inedito nella discografia dell’artista, capace di portare Don Diegoh oltre i suoi confini. 

A firmare la maggior parte dei brani è gheesa, punta di diamante del roster Macro Beats, che ha cucito su misura il vestito musicale di “Addio, a domani.”; impreziosiscono il lavoro 2 tracce prodotte dai Fratelli Cosentino (noti per le collaborazioni con Ariete), 2 tracce prodotte da 2 conterranei di Don Diegoh (Christian Nife dei Dam81 – che è anche l’unico featuring al microfono – e il giovanissimo Dejatex) e una produzione targata Macro Marco che mette il suo sigillo sull’ultima canzone, Spine. Mix & Master sono di Mirko ‘Kiave’ Filice, presso gli studi Macro Beats.

In occasione proprio di questa nuova uscita, abbiamo avuto il piacere e l’onore di poter porre alcune domande all’artista, raggruppate in questa interessante intervista.
Prima di lasciarvi alle sue parole, ne approfittiamo per ringrazioare nuovamente lui e la Macro Beats per la grande disponibilità dimostrataci.

Foto Edoardo Lio

Innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista.
Veniamo all’attualità. “Addio, a domani“, terzo disco da solista e nuovo importante capitolo della tua carriera. Cosa rappresenta per te questo album?
Ciao ragazzi, grazie a voi. Un nuovo inizio sotto il profilo umano e artistico.

Una veste inedita e ricca di cambiamenti rispetto al passato. Da dove nasce questo “processo evolutivo”?
Dall’esigenza di cambiare un po’ le carte in tavola, senza tuttavia rinunciare a un concetto che mi è caro: una forte delivery. In questi anni ho ascoltato molta musica e ho cercato nuove chiavi di lettura per ascoltarmi e far uscire fuori le parti di me più nascoste.

Esiste, tra i brani presenti in tracklist, uno che reputi essere il “brano manifesto” dell’intero progetto, e che maggiormente rappresenta tutto quello di cui “Addio, a domani” è composto?
“Spine”. È l’esatta sintesi di tutto il disco perché è un ponte tra il passato, il presente e il futuro. Per scriverlo ho scavato a fondo cercando di analizzarmi, pormi delle domande e trovare delle soluzioni. 

Quello che sentiamo oggi, è un disco pieno, ricco di spunti e significati, con un identità ben precisa. Quando hai iniziato a lavorarci, l’avevi immaginato così oppure,  la sua definitiva determinazione è andata formandosi nel corso della sua lavorazione?
Avevo una visione più o meno chiara all’inizio ma il resto è venuto in corso d’opera, confrontandomi con Macro Marco e cercando un terreno comune che poi abbiamo trasmesso a gheesa e agli altri producers.

L’approccio alla scrittura “terapeutica” è quello che arriva già dopo un semplice ascolto, come ad onorare un background musicale importante. L’ascoltatore si lascia trasportare dallo storytelling. Il contributo che vuoi dare per onorare il genere qual è?
Essere me stesso e non porre alcun filtro tra la parte prettamente artistica e quella umana. L’una è lo specchio dell’altra.

Unico feat. del disco è Christian Nife, artista a cui siamo legati poichè, come membro dei DAM81, è stato uno dei primi artisti di cui abbiamo trattato (episodio 3 della nostra rubrica dedicata agli emergenti, del 29 ottobre 2019, con il pezzo “Niente rimane“), all’interno del nostro portale. Come nasce questa collaborazione?
Grande Christian. È un ragazzo di Crotone, cresciuto con i miei primi dischi, che nel tempo ha saputo trovare una sua identità musicale. Devo dire che quando ho iniziato a lavorare al disco mi sono confrontato molto con lui. “Sai” è uno dei primi brani a cui ho lavorato. Ne avevamo fatto assieme anche un altro ma, poi, lo abbiamo scartato.

Se dovessi descrivere il disco con una citazione tratta dai brani che lo compongono, quale sceglieresti?
“Mentre penso a tutto quello che ancora può essere”. Questa frase, contenuta in “2035“, è il pensiero che mi ha tenuto in piedi durante alcune giornate in cui stavo per mollare tutto.

Quali saranno i prossimi passi del tuo percorso?
Quest’anno celebriamo il 15 anniversario di Macro Beats, label di cui faccio orgogliosamente parte da un po’. Il mio prossimo obiettivo, parallelamente ai live, è quello di dare il massimo per onorare questa ricorrenza. 

Prima di salutarci,  il nostro portale è seguito, oltre che da amanti della musica di ogni genere, da tantissimi giovani artisti emergenti, che stanno cercando di farsi spazio all’interno di questo mondo. Che consiglio ti senti di dare loro?
Rispettare chi c’è stato, chi c’è e chi ci sarà.

Grazie, è stato un grandissimo piacere. Un caro saluto da tutta la redazione.
Piacere mio! Un abbraccio ragazzi, a presto.

Profilo Spotify dell’artista

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